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30 maggio 2012

I vantaggi della glutammina peptide

di Rehan Jalali

La glutammina è un amminoacido neutro ed è l'amminoacido più abbondante presente nei muscoli e nel plasma dell'uomo. Infatti, il 60% della riserva di amminoacidi libera nelle cellule dei muscoli scheletrici è composto di glutammina. La glutammina è nota per essere un amminoacido “condizionatamente essenziale” perché nei momenti di stress (l’attività fisica è stress) il corpo ne ha bisogno in maggiore quantità per mantenerne intatte le riserve sia ematiche sia muscolari. La glutammina esercita una quantità enorme di benefici per chi si allena e per quelli che vogliono aumentare la massa muscolare magra e ridurre il grasso corporeo. La glutammina integrativa può inoltre facilitare la volumizzazione cellulare.


La volumizzazione è il fenomeno in cui l’acqua è attratta DENTRO alle cellule muscolari favorendo un aumento della “pienezza” muscolare, un aumento della sintesi proteica (la produzione delle proteine) e una diminuzione della proteolisi (la disgregazione delle proteine). Alcuni dei benefici della glutammina per la “costruzione muscolare” sono legati alla sua capacità di aumentare la volumizzazione cellulare. La glutammina ha anche mostrato di facilitare il recupero, di rafforzare la funzione immunitaria (perché è uno degli elementi dell’antiossidante più potente del corpo, il glutatione), di causare forse un rilascio extra di ormone della crescita con una dose orale di soli 2 g (è ancora da determinare se ciò conduce a un beneficio ergogeno ma non dovrebbe creare problemi), di determinare parzialmente il ritmo del ricambio proteico nei muscoli, di aumentare la funzione cellulare antinfiammatoria e di favorire l’aumento del deposito di glicogeno muscolare attraverso un meccanismo sconosciuto. Molti di questi potenti effetti possono facilitare l’incremento della massa magra e impedire la disgregazione del muscolo duramente guadagnato.

Il paradosso della glutammina

Benché la glutammina abbia questi grandi benefici, la maggior parte della forma libera di L-glutammina ingerita non entra veramente nel flusso ematico e nel tessuto muscolare. Il 50-85% del carico orale di glutammina è infatti usato dall’intestino, dal fegato e dal sistema immunitario. È quello che molti scienziati chiamano “paradosso della glutammina”. Con l’uso della glutammina in peptidi, questo problema può essere risolto. Questa forma di glutammina è legata in peptidi (una catena di amminoacidi) per permettere un trasporto migliore nel flusso ematico e nel tessuto muscolare dove è necessario. La glutammina in peptidi è anche molto più stabile in soluzione e alle alte temperature ed ha pH più basso rispetto alla glutammina libera (in soluzione, la forma libera L-glutammina tende a disgregarsi in ammoniaca e acido glutammico piuttosto velocemente).

Il tratto digestivo ha sistemi di trasporto dei peptidi che permettono ai peptidi di essere assorbiti e utilizzati meglio rispetto agli amminoacidi in forma libera. Quindi, fondamentalmente, la glutammina legata in peptidi aumenta la biodisponibilità della glutammina nel flusso ematico aumentando la glutammina disponibile per il tessuto muscolare.

In uno studio recente pubblicato sugli Annals of Nutrition and Metabolism, la proteina del siero del latte è stata confrontata con un idrolizzato della caseina (che contiene circa il 20% di glutammina in peptidi) ed una dieta ipocalorica per verificare gli effetti sulla massa muscolare magra, la forza e il grasso corporeo. I risultati di questo studio hanno mostrato che il gruppo dell’idrolizzato della caseina ha perso più grasso, ha guadagnato più massa muscolare magra e ha aumentato maggiormente la forza. Gli autori dello studio hanno detto che “questa differenza significativa nella composizione corporea e nella forza è probabilmente dovuta a una maggiore ritenzione dell’azoto e a effetti anticatabolici complessivi causati dagli elementi dei peptidi dell’idrolizzato della caseina”.

Il momento migliore per assumere un integratore di glutammina in peptidi è subito dopo una sessione dura di allenamento perché le riserve di glutammina nel muscolo possono esaurirsi anche del 40% dopo l’allenamento intenso. Una dose di 5-10 g dopo l’allenamento, seguita da un'altra dose di 5 grammi 90 minuti dopo l'allenamento è quello che consiglio ai miei clienti.


Rehan Jalali è il presidente della Supplement Research Foundation. Negli USA è un biochimico noto a livello nazionale ed è consulente per l’alimentazione sportiva di molti atleti e squadre professioniste. Studia la scienza, l’efficacia e la sicurezza degli integratori sportivi da 10 anni. Formula prodotti per le aziende ed è anche un bodybuilder agonista naturale.

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22 maggio 2012

Ribosio e creatina per un super recupero e maggiore energia muscolare

Di Steve Holman 

Sembra che ogni volta che viene immesso sul mercato un nuovo composto, lo si reclamizzi come la più grande scoperta di tutti i tempi. Questa strategia di marketing se da un lato può essere una buona cosa, poiché ci rende tutti piuttosto scettici e diffidenti, può dall'altra parte trasformarsi in un male quando allorché si sia in presenza veramente di una grande conquista, non ce ne accorgiamo. “Sì, sì”, mormoriamo mentre voltiamo pagina, “un altro ritrovato miracoloso che ci vogliono propinare…”.

Se avete detto qualcosa di simile quando avete letto in questo blog l’articolo sul ribosio di Josè Antonio, potreste avere frainteso una vera scoperta nel campo dell’integrazione che potrebbe cambiare le vostre sessioni d’allenamento e le capacità di recupero per sempre. Il ribosio può rappresentare infatti una delle più grandi innovazioni tra gli integratori dal tempo della creatina – e questa non è una montatura pubblicitaria, ma un dato di fatto avvalorato da oltre 150 studi recensiti all’interno della stessa comunità scientifica.

Come potete già sapere, oppure no, la creatina funziona perché fortifica l’ATP, il composto che i muscoli usano per l’energia. Quando eseguite una serie, l’ATP viene rapidamente scissa, ma la creatina lo rigenera donando un fosfato all’ATP che lo ha perso (ed è al momento ADP). Il risultato è che si ottiene la ricostituzione dell’ATP ma attraverso una diversa via – e forse anche più importante, sostiene il recupero muscolare dopo che vi siete allenati.

Ecco il modo in cui lo spiega Jerry Brainum esperto mondiale di nutrizione ed integrazione alimentare: “Esistono due vie primarie per aiutare ad impiegare l’AMP [adenosin monofosfato] nella creazione dell’ATP. Una si chiama la via di recupero, un sistema con cui il corpo cerca di recuperare i prodotti della scissione dell’ATP. La buona notizia è che quando funziona, funziona bene per aiutare a mantenere le riserve di ATP. A questo punto entra in gioco il ribosio. Il ribosio promuove questa via di recupero, più efficace, permettendo in tal modo un migliore riutilizzo dell’ATP e un conseguente aumento del recupero dopo l’allenamento. Se il corpo non ricorre alla via del recupero – per esempio allorché il ribosio è insufficiente – deve sintetizzare l’ATP partendo da zero.”

Sintetizzare l’ATP da zero non è un processo molto valido e può compromettere i risultati, perciò non vorrete certo avere una carenza di ribosio. Per sfortuna la maggioranza dei bodybuilder che si allena intensamente presenta una carenza perché non osservano un tempo di recupero sufficiente a rigenerare il ribosio, il che significa che alla fine si trovano senza energia, in un periodo di stallo dei risultati e più che probabilmente cadranno vittime del superallenamento. Uno studio ha rilevato un calo di quasi il 20% nell’ATP muscolare dopo soltanto sette settimane di allenamento con gli scatti di velocità. Adesso immaginatevi cosa accade all’ATP muscolare totale nei bodybuilder dopo alcune settimane di allenamento di tutti i loro gruppi muscolari...

Non meraviglia che il superallenamento sia tanto diffuso e che questo sport sia affollato di cosiddetti hardgainer. (una teoria accreditata sostiene che gli hardgainer non stanno semplicemente recuperando a causa dell’esaurimento del ribosio). L’integrazione con ribosio potrebbe impedire tutto ciò, o almeno rallentare in misura significativa l’insorgenza della condizione di superallenamento accelerando il processo di recupero e la formazione di ATP.

Le biopsie muscolari dei soggetti che prendono il ribosio hanno mostrato che impiegavano le riserve energetiche più efficacemente e recuperavano prima dopo l’attività fisica. Le cifre nude e crude indicano che l’integrazione di ribosio aumenta la capacità della cellula di riutilizzare l’ADP e l’AMP fino al 700%. Stiamo parlando qui di impennate energetiche per i muscoli principali unite ad una spinta per il recupero muscolare tra una sessione d’allenamento e l’altra!

Brainum ha anche discusso il fondamentale ruolo del ribosio nella formazione dei nucleotidi, i quali “sono necessari per la produzione energetica; la sintesi proteica (cioè l’RNA messaggero), il glicogeno e gli acidi nucleici (RNA e DNA); il controllo enzimatico del metabolismo degli elettroliti; la formazione dei nucleotidi ciclici, come l’AMP ciclica necessaria per l’ossidazione dei grassi e le interazioni tra ormoni e cellule.” State iniziando a scorgere la connessione tra il ribosio e i migliori ritrovati?

Non potrebbe essere il ribosio l’anello mancante che accelera il recupero e fa cadere in disuso per sempre l’etichetta di hardgainer? Forse. Una cosa è certa, però. Tutti i bodybuilder possono trarre benefici da un miglioramento del recupero e da una produzione energetica a livello muscolare più efficiente, e il ribosio sta dimostrando di essere un ottimo ritrovato nel settore dell’integrazione per la rigenerazione muscolare oltre ad una sostanza in sinergia con la creatina e l’ATP per una maggiore intensità in allenamento.

Articolo tratto da "Bodybuilding. Guida ai supplementi" di Jerry Brainum, Derek Cornelius, Daniel Curtis, R.D., Dan Duchaine, Bob Fritz, Michael Gündill, Daniel Gwartney, M.D., Steve Holman, Rehan Jalali, Michael J.B. McCormick and Jeffery Stout, Ph.D.

Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati

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14 maggio 2012

Proteine, aminoacidi e ipertrofia muscolare

del Dott. Mauro Di Pasquale

È possibile massimizzare la sintesi proteica e minimizzare il catabolismo muscolare in diversi modi, tra cui:

1. Aumentare la disponibilità del pool di aminoacidi nelle cellule muscolari, in modo che ci sia una riserva di aminoacidi per la sintesi delle proteine. Una minore ossidazione aminoacidica nel pool, durante l’esercizio fisico, porterebbe ad una riduzione degli effetti del catabolismo e ad un aumento degli effetti anabolici dell’esercizio fisico.

2. Risparmiare il catabolismo delle proteine strutturali e, ancora più importante, di quelle contrattili fornendo dei substrati adatti per il processo ossidativo, in modo da non dover ricorrere al catabolismo dei muscoli per avere questi substrati.

3. Aumentare la fosfocreatina (PC) intracellulare. Il motivo per cui questo potrebbe deterento dell’ipertrofia dei muscoli scheletrici può essere dovuto al fatto che, con una presenza più alta di PC nei muscoli, si avrebbe una maggiore disponibilità di energia per le contrazioni e questo farebbe diminuire la necessità dei meccanismi anaerobici ed aerobici (come la gluconeogenesi epatica e l’ossidazione degli aminoacidi), oltre che, probabilmente, aumentare l’energia intracellulare disponibile, portando quindi ad un incremento della sintesi proteica e ad una riduzione del catabolismo proteico. In condizioni normali, le contrazioni muscolari richiedono così tanto dall’adenosin trifosfato (ATP) e dalla fosfocreatina (PC) che non ne rimane abbastanza per una sintesi proteica attiva, qualora dovesse essere concomitante con le contrazioni muscolari.

L’integrazione di proteine alimentari ed un aumento selettivo dell’apporto di specifici aminoacidi hanno dei profondi effetti su tutti e tre i meccanismi. Inoltre, sia gli integratori aminoacidici che proteici sono in grado di influenzare, in maniera notevole, molte funzioni organiche, compreso il sistema immunitario e quello antiossidante. È stato visto come l’integrazione di aminoacidi e proteine abbia un effetto positivo sulla secrezione degli ormoni anabolici, sui fattori di crescita e sulla sintesi proteica, oltre che determinare una riduzione del catabolismo delle proteine.

Se dovessimo esaminare solo due dei molti studi citati a proposito, questo sarebbe più che sufficiente per vedere i potenti effetti degli integratori di proteine ed aminoacidi. Le ricerche condotte da Chandler e da Carli per esempio evidenziano come l’uso di integratori, sia prima che dopo l’allenamento, abbia dei profondi effetti di tipo anabolico.

Alcuni integratori proteici ed aminoacidici, se presi nei dosaggi corretti ed agli orari giusti, possono avere degli effetti straordinari sulla costruzione di massa muscolare degli atleti natural.


Articolo tratto da “Aminoacidi e proteine per l’atleta” del Dott. Mauro Di Pasquale, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.

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10 maggio 2012

Il carico ottimale di creatina



di Jerry Brainum

La creatina dà risultati all’80% degli utilizzatori. È una sostanza specifica per l’attività fisica  anaerobica, per esempio il bodybuilding, ed aiuta a mantenere i livelli ottimali della fonte energetica immediata per la contrazione muscolare, cioè dell’adenosin trifosfato conosciuta anche come ATP. La creatina aiuta anche negli allenamenti intensi offrendo un’azione di tamponamento nei muscoli e, in tal modo, abbassando l’acidità che porta all’affaticamento. Come se tutto ciò non fosse sufficiente, la creatina innalza il contenuto di acqua all’interno della cellula, aiutando i processi anabolici nella muscolatura.

In base alle ricerche, quasi tutti credevano che la maniera migliore per assumere la creatina fosse un carico pari a 20-30 g per cinque o sei giorni (vale a dire 0,3 g di creatina per ogni chilogrammo di peso corporeo) solitamente in dosi da cinque grammi, pressappoco un cucchiaino. Dopo il carico iniziale la dose scende a 0,03 g per chilogrammo di peso corporeo, cioè sui tre grammi al giorno. In origine si pensava che quella dose fosse la maniera più rapida per caricare i muscoli e tenerli pieni. Le ultime ricerche, però, hanno raffinato la tecnica. Più di uno studio ha indicato che è possibile aumentare la creatina nei muscoli semplicemente assumendone cinque grammi per 30 giorni. Il risultato è una minore ritenzione idrica, perché la fase tipica del carico può fare aggiungere dai 2,5 ai 4,5 kg di acqua.

Studi successivi hanno riscontrato che il carico della creatina era efficace soltanto per le prime 48 ore. Dopo di che la maggioranza della creatina assunta veniva espulsa rapidamente. Alcuni studi hanno anche indicato che assumere la creatina con uno zucchero semplice, o assorbito rapidamente, aiuta nell’assimilazione. Il meccanismo coinvolge la produzione di insulina stimolata dagli zuccheri. Si pensava che l’insulina, a sua volta, attivasse il carrier della creatina nei muscoli, questa sostanza che fa da “trasportatore” è anche l’elemento limitante dell’assorbimento della creatina stessa da parte dei muscoli.


Sebbene la teoria dell’insulina non sia stata ancora scartata completamente, è stato poi notato che l’insulina riveste solo un ruolo minore. Il vero stimolo è un meccanismo chiamato “pompa del sodio”. Come suggerisce il nome, tale pompa è potenziata dal sodio, non dagli zuccheri. Altre ricerche hanno dimostrato che l’assunzione di creatina con una proteina a rapido assorbimento (per esempio il siero del latte) era altrettanto efficace dell’assunzione di uno zucchero semplice. Ciò è logico perché gli aminoacidi contenuti nel siero del latte innescano anch’essi la produzione di insulina, che a sua volta fa partire la pompa del sodio, portando all’assorbimento della creatina.

Chiaramente la formula per la maniera migliore di assumere la creatina è ancora in corso di perfezionamento. Uno studio pubblicato da poco, ad esempio, ha impiegato un protocollo a doppio cieco (ciò significa che né i ricercatori né i soggetti sapevano inizialmente chi prendeva la creatina e chi il placebo). Trentadue soggetti hanno assunto o cinque grammi di creatina e quattro grammi di fosfato oppure un placebo contenente 20 g di destrosio (zucchero). I ricercatori hanno testato la capacità anaerobica dei soggetti a distanza di 30 giorni. Non c’erano differenze nella capacità anaerobica tra il gruppo trattato con creatina e quello con placebo. L’unico cambiamento è stato un incremento di peso corporeo pari ad un chilogrammo in coloro che prendevano proprio la creatina. L’incremento si è verificato dopo 10 giorni. Quelli nel gruppo con placebo non riscontravano alcun cambiamento di peso.

In base a quei risultati, gli autori della ricerca consigliano che utilizzare una creatina a basso dosaggio per 30 giorni non ha alcun effetto ergogenico e neanche effetti allenanti significativi. Notando che la fase di carico è inutile dopo 48 ore, questi ricercatori pensano che sia meglio caricare la creatina per due giorni, poi passare ad una dose di mantenimento. Un’alternativa per chi non tollera la fase di carico consiste nel prendere 8-10 g di creatina al giorno per circa 10 settimane. Meno di cinque grammi al giorno, dicono gli autori, è una quantità inefficace per potenziare la performance anaerobica.

Articolo tratto da "Natural Anabolics" di Jerry Brainum. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.



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29 aprile 2012

L'importanza dell'arginina per l'atleta natural



del Dott. Mauro Di Pasquale

L’arginina ha parecchi importanti effetti di tipo biologico, compreso la capacità di stimolare la secrezione di insulina e di GH e, di conseguenza, influenzare i muscoli scheletrici in maniera anabolica e anticatabolica. Inoltre, l’ossido nitrico può essere richiesto per la risposta della sintesi proteica (simile all’ormone della crescita) dei muscoli all’IGF-1 e, di conseguenza, intensificare ulteriormente gli effetti anabolici dell’esercizio fisico. Un altro studio ha trovato che l’ossido nitrico interviene anche sui meccanismi neurochimici provocati dal corticosterone.

Nonostante che nella maggior parte delle ricerche relative agli effetti dell’arginina essa sia somministrata per via parenterale, questo aminoacido è efficace anche quando è preso per via orale. Il fegato possiede un’alta attività di arginasi, come parte intrinseca della sintesi di urea, e potrebbe consumare la maggior parte dell’arginina alimentare fornita tramite la vena porta. L’intestino riduce questa possibilità convertendo l’arginina alimentare in citrullina; quest’ultima evita senza problemi il fegato ed è nuovamente sintetizzata in arginina dai reni.

L’integrazione di arginina previene lo sviluppo dell’ipertensione e determina anche una rapida riduzione della pressione sanguigna sistolica e diastolica, se infusa in soggetti umani sani e in pazienti con ipertensione essenziale. È possibile che sia l’ipertensione che la ipercolesterolemia siano associate alle anormalità della via metabolica dell’ossido nitrico. L’arginina potrebbe pertanto offrire un qualche effetto di tipo correttivo o protettivo nei confronti di chi soffre di tali patologie. L’arginina possiede anche dei potenti effetti di modulazione nei confronti del sistema immunitario. Parecchi studi hanno trovato che l’arginina, presa da sola o in combinazione con gli acidi grassi omega-3 e l’acido ribonucleico (RNA), migliora le risposte immunologiche, aiuta a superare la depressione immunologica, accelera il recupero e riduce le infezioni. Ricordo come la soppressione del sistema immunitario possa essere controproducente per gli atleti.

L’arginina, quindi, presenta dei significativi effetti di tipo anabolico e anticatabolico che, se incanalati correttamente, potrebbero rivelarsi utili nell’aumentare la forza e la massa corporea magra. Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno evidenziato chiaramente gli effetti che l’arginina ha sulla forza e sulla massa corporea magra.

In uno studio, 22 maschi adulti presero parte ad un programma di allenamento progressivo con i pesi della durata di 5 settimane. Metà dei soggetti ricevettero gli aminoacidi L-arginina e L-ornitina, mentre agli altri fu dato un placebo. Venne utilizzato un protocollo a doppio cieco, in modo che sia i soggetti che i ricercatori non sapessero quale sostanza veniva somministrata. I dosaggi erano di 2 g o 1 g ciascuno di L-arginina e L-ornitina o altresì 600 mg di calcio e 1 grammo di vitamina C come sostanze placebo. Questi integratori furono presi per via orale, per un totale di 25 somministrazioni.

Subito dopo aver terminato questo programma di breve durata di allenamento con i pesi, che prevedeva l’uso di carichi sempre più alti, vennero fatti dei test in funzione della forza totale, della massa corporea magra e dell’idrossiprolina presente nelle urine (UH). I risultati ottenuti mostrarono che i soggetti che assumevano la combinazione arginina-ornitina ebbero dei punteggi significativamente più alti in forza totale e massa corporea magra e nettamente più bassi nella UH, rispetto ai soggetti a cui veniva somministrato il placebo.

Le conclusioni di questa ricerca furono che l’arginina e l’ornitina, se prese nei dosaggi prescritti e in concomitanza con un programma di allenamento con i pesi ad alta intensità, possono, in un tempo relativamente breve, portare ad un aumento totale della forza e della massa corporea magra. L’arginina e l’ornitina sono utili anche al recupero da stress di tipo cronico, reprimendo la disgregazione muscolare, come dimostrato dai valori più bassi di idrossiprolina presente nelle urine. Di conseguenza, esistono delle prove dirette che l’integrazione orale degli aminoacidi arginina e ornitina, congiuntamente ad un allenamento con i pesi, porti ad uno sviluppo della forza e della massa muscolare.

Articolo tratto da “Aminoacidi e proteine per l’atleta” del Dott. Mauro Di Pasquale, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.

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27 aprile 2012

ZMA: che cos'è e come funziona

del Dott. Josè Antonio e Dott. Jeffrey Stout

Cos’è?


Lo ZMA (Zinco monometionina-aspartato e Magnesio Aspartato) è un integratore utilizzato da molti bodybuilder ed atleti di forza per stimolare la produzione di testosterone ed IGF-1.  Lo zinco ed il magnesio sono due minerali necessari per vari processi metabolici. Lo zinco è presente in molti enzimi coinvolti nei percorsi metabolici principali ed è necessario per la corretta digestione e per il mantenimento dei livelli ormonali. Il magnesio, che si trova in oltre 300 enzimi, è molto diffuso nel corpo ed è coinvolto nella produzione energetica e in vari processi di biosintesi.

Come funziona?

Spesso i bambini zinco-deficienti sono poco sviluppati e hanno delle disfunzioni al sistema riproduttivo. L’integrazione con Zn può annullare questi effetti (va detto per onore di cronaca che circa il 30% degli adulti può essere zinco-deficiente). Questa deficienza è problematica in quanto il testosterone ematico è regolato in parte dallo zinco. Perciò, una carenza di zinco può influenzare negativamente questo ormone anabolico e di conseguenza può avere degli effetti negativi sulla massa e la forza muscolare.

Il magnesio, invece, ha mostrato di ridurre i livelli dell’ormone dello stress cortisolo (Golf et ali, 1984). Livelli eccessivi di cortisolo hanno un effetto catabolico sui muscoli scheletrici (Crowley e Matt, 1996). Perciò, integrare con il Magnesio può contenere l’aumento dei livelli di cortisolo, permettendo uno sviluppo ulteriore della massa e della forza muscolare.

Gli studi: a favore o contro?

Parte dell’effetto ergogeno dello Zinco o del Magnesio è dovuto al fatto che molti di noi non consumano quantità sufficienti di questi minerali importanti. Per esempio, i livelli ematici di zinco erano “significativamente inferiori al range normale” nel 23% degli atleti e nel 43% delle atlete che hanno partecipato alle Olimpiandi del 1980 (Haralambie et ali, 1981).

Non solo la maggior parte delle persone non assume quantità sufficienti di questi minerali, ma la ricerca ha mostrato che i corridori e i giocatori di pallacanestro possono addirittura perdere zinco in seguito all’attività fisica (Lefavi et ali, 1995). Perciò, per mantenere dei livelli salubri gli atleti devono tenere sotto controllo la loro assunzione di Zinco e Magnesio attraverso l’uso degli integratori o del cibo. Mentre è possibile mantenere il livello di zinco attraverso la sola dieta, trarre il magnesio dalla dieta può essere più difficile perché le fonti migliori sono i cereali interi e la frutta secca, alimenti che spesso non sono presenti nella dieta dell’atleta nella media.


Forse lo studio più significativo in favore dell’integrazione con Zinco e Magnesio è stato pubblicato sulla nota rivista Journal of Exercise Physiology (Brilla e Conte, 2000). In uno studio a doppio cieco con controllo placebo, 27 giocatori di football hanno assunto ogni giorno o un placebo o un integratore di zinco/magnesio aspartato (ZMA: 30 mg di zinco monometionina aspartato, 450 mg di magnesio aspartato e 10,5 mg di vitamina B6). Nel gruppo integrato con ZMA il testosterone libero e il fattore di crescita 1 (IGF-1) sono aumentati in modo significativo mentre nel gruppo placebo non sono aumentati (vedere le figure 30.1 e 30.2). La forza, misurata con un dinamometro Biodex, è aumentata più nel gruppo integrato con ZMA che nel gruppo placebo (vedere la tabella 30.1).


In un altro studio, 14 giorni di integrazione con magnesio aspartato (365 mg al giorno) hanno mostrato di diminuire del 25% la quantità di ormone dello stress cortisolo presente nel sangue quando i soggetti si sono allenati con la bicicletta (Golf et ali, 1984). Perciò, teoricamente il Magnesio ha un effetto anticatabolico perché è noto che livelli alti di cortisolo favoriscono la disgregazione delle proteine muscolari.

Perciò, la combinazione di Zinco e Magnesio sembra influenzare positivamente gli ormoni anabolici migliorando di conseguenza la prestazione fisica. Studi futuri dovranno confermare gli effetti ergogeni di questa combinazione di minerali. È importante notare che nello studio di Brilla la combinazione Zinco-Magnesio era presente nella forma aspartato. Perché? I minerali legati all’amminoacido acido aspartico si chiamano “minerali aspartati”. L’acido aspartico agisce come meccanismo di trasporto per il minerale, aumentandone l’assorbimento.

Istruzioni per l’uso

La dose giornaliera consigliata (RDA) per lo zinco è 12 mg per le donne e 15 mg per gli uomini. L’RDA per il Magnesio è una dose di 280 mg per le donne e 350 mg per gli uomini. La dose di Zinco usata nello studio Brilla era 30 mg al giorno. Quindi, forse sarebbe saggio non eccedere i 30 mg di Zinco al giorno. Per chi assume normalmente con il cibo quantità adeguate di Zinco e Magnesio l’integrazione non è necessaria.

Precauzioni

Per quanto riguarda l’integrazione alimentare giornaliera, non eccedete i 15- 30 mg di zinco e i 6-8 mg di magnesio per chilogrammo di peso corporeo. Ingerire 2 g o più di Zinco può causare vomito e disturbi gastrointestinali. Troppo zinco può anche influenzare negativamente il rame sistemico e il funzionamento del sistema immunitario. Per chi ha una funzione renale normale, l’assunzione di grosse dosi orali di Magnesio non si è dimostrata dannosa. Comunque, come per la maggior parte dei minerali, la moderazione è un aspetto fondamentale.

Articolo tratto da “Integratori dietetici per gli atleti di forza e potenza” di Josè Antonio e Jeffrey Stout - Pubblicato da Sandro Ciccarelli Editore – All rights Reserved

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21 aprile 2012

Come evitare il catabolismo muscolare quando si è a dieta

di Jerry Brainum

I bodybuilders che vogliono perdere grassi, spesso diminuiscono in maniera drastica la quantità totale di cibo assunta. E’ anche una pratica comune ridurre l’assunzione di carboidrati per controllare la produzione di insulina che, a sua volta, favorisce l’aumento dell’utilizzo del grasso corporeo a scopi energetici. Ma mentre i lipidi possono fornire energia in sede di allenamento, l’organismo non può comunque basarsi completamente su di essi come fonte esclusiva di energia per allenarsi.

Questo non ha niente a che vedere con il grado o l’estensione delle riserve lipidiche nel corpo, ma si basa invece sulla capacità di attirare i lipidi in quella parte delle cellule dove ha luogo l’ossidazione lipidica. Parecchi studi mostrano come il corpo sia limitato in questa area di trasporto dei lipidi, anche nelle migliori circostanze. In quanto tale, in condizioni di apporto diminuito di cibo, esso utilizza altri carburanti nel corso di allenamenti intensi o prolungati.

Di conseguenza, se nel corso di una dieta diminuite sia l’assunzione di cibo in generale che di carboidrati in particolare, è probabile che il vostro corpo si rivolga al substrato maggiormente disponibile per la conversione in glucosio nel fegato, e cioè agli aminoacidi derivati dal muscolo.

Se non controbilanciate questo effetto con un aumento in termini di apporto proteico o, ancora meglio, di integrazione di aminoacidi ramificati (BCAA) il risultato sarà la disgregazione o catabolismo muscolare. Basta assistere ad un qualsiasi concorso di bodybuilding per rendersi conto di quanto sia comune questo effetto: c’è sempre un concorrente – o parecchi concorrenti – che sembrano iperallenati, con muscoli piatti, allungati e appannati. E’ altamente probabile che il soggetto, uomo o donna, abbia ridotto l’apporto di cibo e dei carboidrati e non abbia, allo stesso tempo, consumato abbastanza proteine o aminoacidi ramificati. Questo è particolarmente vero se il body builder in questione si è esercitato per ore e ore in sessioni di allenamento aerobico, nello sforzo di perdere maggiori quantità di grasso.

La lezione da imparare è di assicurarvi di assumere una quantità sufficiente di proteine, soprattutto se siete a dieta. Minore è l’apporto di cibo, più elevata è l’intensità di allenamento e maggiore è la frequenza con cui vi allenate, e di più proteine avete bisogno. Evidenze cliniche – e cioè, le esperienze reali misurate di atleti natural di successo e di altri atleti che lavorano sodo con i pesi – suggeriscono che mediamente un apporto proteico di almeno 1 grammo per ogni libbra di peso corporeo e l'integrazione di 1 grammo di BCAA ogni 20 libbre di peso (1 libbra = 454 grammi) ogni volta che ci si allena è quanto necessario per evitare un eccessivo catabolismo proteico muscolare mentre si segue una dieta.


Articolo tratto da “Applied Metabolics Volume 1“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.


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17 aprile 2012

Le ultime novità sull'HMB

di Jerry Brainum

Gli scienziati dell’università statale di New York a Stony Brook hanno presentato uno studio che esamina gli effetti dell’HMB a livello cellulare. L’HMB, ovvero beta-idrossibeta- metilbutirrato, è un metabolita della leucina, un aminoacido a catena ramificata. Parecchi studi precedenti avevano sottolineato come questa sostanza fosse in grado di prevenire il processo di disgregazione muscolare che avviene dopo un esercizio con i pesi. In questa nuova ricerca, gli scienziati hanno esposto due colture di cellule muscolari, una proveniente dai muscoli scheletrici e l’altra da quelli cardiaci, a delle concentrazioni di HMB in provetta, per un periodo variabile da due a quattro giorni. I risultati hanno mostrato che l’HMB aumentava l’ossidazione cellulare, anche dopo esser stato rimosso dalle colture stesse. I ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che questo indichi un miglioramento degli enzimi ossidativi che, a sua volta, sarebbe indice di una maggiore ossidazione di grassi nei muscoli.

Il beta-idrossi-beta-metilbutirrato ha esercitato anche un’azione stabilizzante sulle membrane delle cellule muscolari, come evidenziato dalla minore perdita di un enzima, associato alla disgregazione delle cellule dei muscoli, da parte delle cellule trattate. Questo fatto mostra come l’HMB sia un fattore protettivo nei confronti del catabolismo delle cellule muscolari. Esso sembra inoltre poter migliorare l’espressione di altre proteine specifiche dei muscoli.

Altri studi come quello sopra citato sottolineano come l’assunzione di integratori di HMB possa prevenire un’eccessiva disgregazione muscolare nel corso di un allenamento con i pesi, ma cosa succede nel caso di uno di durata? Ricerche precedenti hanno evidenziato come le persone che completano delle corse di resistenza aerobica più lunghe, come la maratona per esempio, riportano spesso danni muscolari estesi, e i ricercatori si chiedevano se l’HMB potesse ridurli. Scienziati dell’Iowa State University (Università statale dell’Iowa), che detiene il brevetto d’uso dell’HMB (beta-idrossibeta- metilbutirrato) come integratore alimentare, hanno fatto a questo proposito delle ricerche.


Essi hanno misurato i livelli ematici degli enzimi associati al danno muscolare in 13 soggetti, sia prima che dopo l’integrazione di 3 grammi di HMB o di un placebo al giorno. Dopo cinque settimane di HMB, i soggetti hanno effettuato una gara di 20 chilometri. Sono stati misurati i valori enzimatici dei muscoli, sia prima che immediatamente dopo la gara, e anche quattro giorni dopo di essa. I risultati ottenuti hanno mostrato come le concentrazioni degli enzimi responsabili per il danno muscolare risultassero elevate sia nel gruppo ad HMB che in quello a placebo e per i quattro giorni seguenti la gara; in ogni caso, i livelli del gruppo a placebo risultarono più alti rispetto al gruppo che assumeva l’HMB. Inoltre, i soggetti per cui era prevista l’integrazione di HMB riportarono dei valori significativamente inferiori di uno degli enzimi responsabili del danno muscolare, a due e tre giorni dalla gara. Questa evidenza ha fatto ritenere ai ricercatori che l’HMB sia in grado di proteggere i muscoli anche durante un duro allenamento aerobico.

Articolo tratto da “Applied Metabolics Volume 1“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.

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13 aprile 2012

Aminoacidi ramificati e metabolismo delle proteine

del dott. Mauro Di Pasquale


La sintesi proteica è quel processo con cui gli aminoacidi si uniscono in legami peptidici per formare una o più catene polipeptidiche lunghe. Una volta che una catena o gruppo di catene ha raggiunto una stabile configurazione tridimensionale e, di conseguenza, è diventata biologicamente attiva, allora viene definita con il termine “proteina”.


In una data cellula, tutte le proteine sono prodotte da un pool comune di aminoacidi liberi. Man mano che la sintesi procede, gli aminoacidi necessari sono ottenuti da questo insieme cellulare, per poi essere trasportati nella catena polipeptidica in sviluppo, da molecole di RNA di trasporto (tRNA). Qualora il pool di aminoacidi liberi intracellulari dovesse essere limitante, la sintesi proteica, come conseguenza, ne soffrirebbe. In effetti, l’evidente importanza delle concentrazioni aminoacidiche prevalenti è stata spiegata da parecchi studi recenti che hanno riscontrato come una maggiore disponibilità di aminoacidi possa, da sola, aumentare i muscoli scheletrici oltre che la sintesi delle proteine a livello di intero organismo in giovani uomini sani. Di conseguenza, l’integrazione di BCAA potrebbe, aiutando a mantenere il pool degli aminoacidi liberi entro le fibre dei muscoli scheletrici, aumentare presumibilmente il tasso di sintesi proteica, oltre i livelli raggiungibili con il semplice utilizzo degli alimenti.


Gli integratori di BCAA potrebbero anche contribuire a ridurre il catabolismo delle proteine. La degradazione delle proteine dei muscoli è parte normale del metabolismo animale. Un importante adattamento precoce al digiuno è la mobilizzazione degli aminoacidi dalle proteine dei muscoli scheletrici in funzione della gluconeogenesi o per un’ossidazione diretta. Questa perdita netta di proteine muscolari durante il digiuno è dovuto sia ad una diminuzione del tasso globale della sintesi proteica che ad un miglioramento della proteolisi. Parecchi ormoni, l’insulina e i glucocorticoidi in particolare (per es. il cortisolo), sembrano essere coinvolti nel processo di mediazione di questi cambiamenti nel ricambio delle proteine. È interessante sottolineare come alcuni ricercatori abbiano suggerito che gli steroidi anabolizzanti potrebbero esercitare alcuni dei loro già noti effetti riguardo la costruzione di massa muscolare opponendosi agli effetti catabolici dei glucocorticoidi. La privazione d’insulina determina anche il catabolismo attivato delle proteine dei muscoli e questo effetto potrebbe probabilmente svolgere una parte nella mediazione di un maggiore processo di proteolisi, osservato durante la fase di digiuno.


In fase di allenamento, una maggiore disponibilità di BCAA nei tessuti muscolari potrebbe aiutare a mantenere un miglior rapporto testosterone/cortisolo. Si ritiene che questo potrebbe alzare la produttività delle sedute di allenamento, relativamente alla capacità di stimolare la crescita. Inoltre, la leucina e l’arginina sono dei potenti secretagoghi d’insulina e, di conseguenza, potrebbero contribuire a ridurre il catabolismo delle proteine dei muscoli. Il processo di transaminazione della leucina in acido á-chetoisocaproico sembra essere importante per i suoi effetti anticatabolici sulle proteine dei muscoli. Di conseguenza, degli integratori che contengano questo composto potrebbero rivelarsi utili, a questo riguardo.


L’accrescimento delle proteine dei muscoli è dato dalla differenza netta tra la sintesi e la degradazione proteica e i risultati in termini di ipertrofia muscolare durante la crescita e lo sviluppo. Perciò, al fine di ottenere i massimi risultati in fatto di crescita muscolare, sarebbe prudente poter ottimizzare la sintesi proteica e, allo stesso tempo, minimizzare il catabolismo delle proteine muscolari. Come i risultati degli studi sopra citati ci suggeriscono, l’utilizzo dei BCAA potrebbe rivelarsi molto utile a questo riguardo.


Articolo tratto da "Aminoacidi e proteine per l'atleta" del Dott. Mauro Di Pasquale, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.


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5 aprile 2012

Gli aminoacidi ramificati per l'atleta natural



Del "Dott. Squat" Fred Hatfield

Gli aminoacidi ramificati (BCAA) sono gli aminoacidi essenziali isoleucina, leucina e valina. Insieme, questi tre aminoacidi, rappresentano circa il 35% del contenuto in aminoacidi dei muscoli. Ognuno di essi è impiegato dallʼorganismo a scopi energetici.

Le ricerche confermano che in condizioni di stress, in presenza di un infortunio o durante lʼallenamento lʼorganismo ricorre ad una quantità proporzionatamente alta di BCAA per mantenere il bilancio azotato. Gli studi hanno indicato anche che la leucina è impiegata ad un tasso doppio o anche più che doppio di quelli dellʼisoleucina e della valina. Ecco perché molte formulazioni di aminoacidi in vendita hanno quasi il doppio di L-leucina rispetto agli altri due BCAA.

I BCAA sono stati impiegati nel passato allʼinterno delle strutture ospedaliere per pazienti stressati, per esempio pazienti ustionati, in degenza postoperatoria e a seguito di traumi, oltre che in casi di denutrizione. Questi pazienti vengono nutriti per endovena al fine di stimolarne la sintesi proteica e il bilancio azotato.

Durante gli anni Ottanta le ditte di integratori sportivi vennero a conoscenza di queste pratiche cliniche e sponsorizzarono le ricerche su animali ed atleti in cui venne scoperto che il nostro corpo utilizza i BCAA prevalentemente a scopo energetico e con effetto anticatabolico. I ricercatori ipotizzarono che assumere integratori con BCAA avrebbe compensato i BCAA utilizzati per ricavare energia, promosso la crescita muscolare e ripristinato il bilancio azotato. Inoltre, fu visto che la leucina aveva altri effetti metabolici interessanti connessi alla crescita muscolare, tra i quali il rilascio di GH e di insulina.

Le quantità di BCAA apportati variano a seconda del prodotto. Alcuni prodotti contengono solo i BCAA, altri i BCAA insieme a qualche eccipiente, mentre altri lʼintero spettro dei diciotto aminoacidi con quantità extra di BCAA e di cofattori.

Gli atleti, soprattutto i bodybuilder, riferiscono di aumento muscolare e miglioramenti della forza grazie ad efficaci formulazioni di BCAA. Ma i BCAA non servono solo agli atleti di potenza. Anche gli atleti di resistenza possono trarre giovamento dallʼintegrazione con BCAA. I ricercatori hanno calcolato che gli atleti di resistenza impiegano fino al 90% del totale della leucina quotidiana per trarne energia. Questo significa che potrebbero avere bisogno di consumare molto di più della quantità di proteine normalmente consigliata per mantenere il bilancio azotato. Un metodo alternativo che questi atleti possono impiegare è rafforzare la quota proteica della dieta base per mezzo di un integratore di BCAA, meglio ancora se addizionato con glucogenetici.

Quanti BCAA sono necessari?

Quanto di ciascun BCAA sia necessario per lʼorganismo non è stato ancora determinato con precisione, ma abbiamo tratto le seguenti indicazioni dalle ricerche disponibili e dalla nostra esperienza. Se desiderate prendere un integratore di BCAA, potete scegliere una combinazione che contenga solo i BCAA e qualche cofattore oppure una formulazione ad ampio spettro di aminoacidi che contenga quantità extra di BCAA.


Le formulazioni che contengono BCAA, vitamina B6 e acido L-glutammico sono le migliori. Le dosi integrative di BCAA dovrebbero variare da 1500 a 6000 mg per la L-leucina e da 800 a 3000 mg per la Lisoleucina e uguale per la L-valina. Suddividete la dose in due porzioni quotidiane. Prendetele dai trenta ai sessanta minuti prima di allenarvi e subito dopo nei giorni dʼallenamento, oppure ai pasti nei giorni di riposo dallʼallenamento per rafforzare lʼapporto proteico. I BCAA competono nellʼassorbimento con altri aminoacidi, per esempio la L-tirosina, la L- e DL-fenilalanina e la L- e DL-metionina.

Se integrate anche questi altri aminoacidi, assumeteli la sera o la mattina, come minimo tre ore dopo avere preso i BCAA.

Articolo tratto da "Nutrizione dinamica per la massima performance" di Daniel Gastelu e Fred Hatfield. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore.

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1 aprile 2012

Gli aiuti ergogeni: verità e bugie (parte 2)

di Dave Tuttle

Se ormai è stato accertato che la maggior parte degli integratori alimentari oggi in commercio pubblicizzati come aiuti ergogeni per la costruzione muscolare o la performance non vi farà male, a meno che non ne assumiate in dosi massicce, è invece altamente probabile che non migliorerete per niente le prestazioni più di quello che potreste fare grazie ad una semplice dieta sana e bilanciata. Alcuni prodotti, in particolare quelli basati su metalli, come il boro, possono in realtà risultare tossici per l’organismo anche in quantità relativamente piccole. Allora conviene essere cauti e scettici quando si tratta di aiuti ergogeni.

La verità nuda e cruda è che mangiare nel modo corretto è quasi sempre la via migliore per fornire al corpo i nutrienti di cui ha bisogno per le massime prestazioni.


I fabbricanti di integratori affermano spesso che il loro prodotto dia una resistenza migliore o un aumento della produzione di energia. Queste affermazioni sono basate sulla supposta capacità del loro prodotto di convincere l’organismo a produrre maggiore quantità di un particolare enzima o sostanza chimica di quanta ne produca normalmente. Tuttavia, anche se così fosse – e non lo è sempre - l’unico caso in cui questa fornitura addizionale della sostanza chimica potrebbe fare una qualche differenza nella prestazione sarebbe se la sostanza rappresentasse da sola il fattore limitante. E raramente la situazione è questa.

Alcuni dei produttori di integratori ricorrono inoltre a mezze verità o a veri e propri inganni...

Prendete l’esempio degli steroli vegetali. Non c’è mai stato uno studio scientifico controllato il quale indicasse che gli steroli contenuti in alcune piante avessero assolutamente un qualche effetto anabolico sugli esseri umani. Ciò nonostante alcuni produttori hanno “pompato” questi prodotti a causa del loro nome così attraente. Dopo tutto “sterolo” assomiglia proprio a “steroide” quindi devono essere simili o collegati in qualche modo, no? E dal momento che gli steroidi hanno proprietà anabolizzanti, sicuramente le devono avere anche gli steroli, giusto? Sbagliato! Il termine “sterolo” si riferisce alla particolare struttura chimica di un gruppo di composti. Non ha niente a che vedere con caratteristiche anabolizzanti. Infatti uno degli steroli, il colesterolo, in grandi quantità è del tutto negativo per la salute. Pertanto non vi fate fregare da queste fuorvianti affermazioni delle pubblicità. Il loro scopo è quello di separarvi dai vostri soldi!



Forse conoscete gente in palestra che giura sull'efficacia di un particolare prodotto. Sanno “per esperienza personale” che questo ha rappresentato la differenza cruciale nella loro prestazione sportiva. E come possono sbagliarsi? La ragione principale è che la maggior parte degli aiuti ergogeni “funziona”grazie all’effetto placebo. Se la mente pensa che un prodotto sia efficace, essa può in realtà stimolare cambiamenti fisici positivi nel corpo. Ci sono molti casi documentati di atleti che sollevavano pesi più grandi o correvano più velocemente dopo che gli era stato dato un aiuto ergogeno che si rivelava essere una caramella. La mente è uno strumento potente. In effetti è la mente a stabilire i limiti della prestazione atletica naturale. Pertanto il modo migliore di massimizzare le proprie potenzialità sportive è quello di stimolare la mente fino alle sue più ampie capacità.


Quando in palestra si sentono persone che fanno affermazioni riguardo all’efficacia di un aiuto ergogeno, è necessario pensare alla causa e all’effetto. Per esempio, se qualcuno si è allenato molto duramente, ha preso l’ornitina prima di andare a dormire e poi dice che ha ottenuto un rilascio più grande di ormone della crescita, quale fattore è stato veramente responsabile del maggior rilascio di hGH? Qualcuno direbbe l’allenamento, mentre la ditta di integratori direbbe sicuramente l’ornitina. In ogni caso come si fa a misurare il proprio rilascio di ormone della crescita, poi?

Dal momento che la ricerca continua a prendere piede in questo campo, è possibile che gli scienziati troveranno ulteriori aiuti ergogeni che funzionano. Comunque se qualcuno afferma che ciò è accaduto, nei riguardi della nuova scoperta bisognerebbe avere un atteggiamento scettico. Analizzate criticamente tutte le affermazioni e le repliche fatte riguardo a un prodotto. Guardate agli studi scientifici che sono stati condotti per determinare se seguivano la corretta metodologia, come usare gruppi di riscontro e placebo. Potreste addirittura scrivere alla ditta produttrice degli integratori per chiedere una copia della loro ricerca! Poi seguite il vostro miglior istinto.


I soli integratori di cui sia stata dimostrata l'efficacia ergogena sono: i carboidrati, le proteine e gli aminoacidi, la caffeina, il bicarbonato e la creatina. Il corpo è una macchina incredibilmente complessa con migliaia di reazioni interrelate e cicli di controllo. Pensare che inghiottire qualche sterolo vegetale o qualche ghiandola tritata migliorerà la prestazione è, nel migliore dei casi, ottimistico. Con poche eccezioni, è meglio investire i propri soldi in una dieta di alta qualità e il proprio tempo e la propria energia mentale nell’allenamento di alta intensità. Ciò frutterà un guadagno molto migliore per l’investimento fatto.

Articolo tratto da “Forever Natural, come eccellere nello sport senza doping” di Dave Tuttle. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore.

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18 marzo 2012

Verità e bugie sugli integratori: le promesse di efficacia pazzesche





di Rehan Jalali

Oggigiorno tantissime aziende promettono gli effetti più incredibili per l’uso dei loro prodotti... ve lo ripeterò fino alla noia: se è troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è!

Oggigiorno ci sono ovunque pubblicità che dicono “guadagna 15 kg di muscoli in un mese” oppure “perdi 15 kg in 30 giorni”. La verità è che la maggior parte delle persone può guadagnare in modo naturale (leggi: senza uso di farmaci) al massimo 0,5-1 kg di massa muscolare magra la settimana, che poi è anche la quantità massima di grasso che possono perdere in una settimana.

Quindi in un mese, ovviamente seguendo un valido programma di alimentazione, allenamento ed integrazione, ci si può attendere di guadagnare 4 kg circa di massa muscolare magra e di perdere 4 kg circa di grasso corporeo. Nei casi migliori (senza usare farmaci) si possono sperimentare guadagni di 5 kg di massa magra e perdite di 5 kg di massa grassa. E questo di solito vale per i principianti e/o nei primissimi mesi di un programma alimentare e di allenamento. Dubitate delle cifre superiori a questi valori.

A causa della diffusione del marketing su internet, gli enti preposti al controllo della veridicità della comunicazione pubblicitaria non possono controllare e regolare completamente l’industria  mondiale degli integratori in rapida crescita, così molte aziende, soprattutto provenienti da paesi in cui non esiste un controllo interno (Cina e paesi dell'Est in primis) possono permettersi di dire cose non credibili.

Molti consumatori si lasciano convincere da queste “sparate”, ma se voi le vedete girate pagina.

Molte affermazioni sono “le migliori delle ipotesi”, non i risultati ottenuti solitamente. Molte aziende addirittura arrivano a gonfiare le ricerche da loro stesse finanziate al punto tale che riportano effetti raddoppiati o triplicati rispetto a quelli veramente dimostrati. Fate attenzione a parole come “incredibile”, “mai visto prima”, “rivoluzionario” e “fantastico”.

La pubblicità deve aiutare a instaurare un rapporto di fiducia ed un consumatore è molto danneggiato da affermazioni pubblicitarie non dimostrate. Dopo aver letto una pubblicità gonfiata, il consumatore va a comprare il prodotto sperando di ottenere gli stessi risultati esagerati. Con grande delusione non vede niente che nemmeno si avvicina ai guadagni promessi e quindi si disaffeziona a tutto il settore. Quello che mantiene motivata le persone sono i risultati e se un’azienda riesce a vendere risultati reali, allora il consumatore ne trae beneficio e resterà cliente per sempre.

Ricordatevi che ci sono aziende molto credibili che usano standard produttivi e pubblicitari molto alti.

Vi consiglio di studiare attentamente i prodotti che state pensando di usare prima di spenderci i vostri soldi duramente guadagnati. Siete voi quelli che alla fine ne trarranno un beneficio o uno svantaggio. La conoscenza è potere!


Liberamente tratto dall’articolo “I sette peccati dell’industria degli integratori” di Rehan Jalali, pubblicato su: www.olympian.it 

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16 marzo 2012

Verità e bugie sugli integratori: la "spolveratina" e leformule "lavandino"

Si parla di "spolveratina" quando i produttori inseriscono una quantità molto piccola e inefficace di un ingrediente solo per poterlo indicare nell’etichetta. Si tratta di una pratica assolutamente irritante e fastidiosa. Grazie alla ricerca sappiamo che, per essere efficaci, molti ingredienti devono essere usati in dosi specifiche. Per esempio, l’amminoacido L-glutammina può essere di qualche utilità solo se assunto in dosi nell’ordine dei grammi. Tuttavia, alcune aziende hanno il coraggio di mettere nei loro prodotti 100 mg di L-glutammina e di scrivere sul flacone “adesso con L-glutammina”.

100 mg di glutammina sono meno di niente per chi si allena e le aziende che fanno promesse basandosi su quantità di L-glutammina del genere mentono sapendo di mentire!

Lo stesso vale per la creatina ed altri amminoacidi che, per esercitare effetti positivi, devono essere presenti in quantità nell’ordine di alcuni grammi. Leggete attentamente le etichette ed accertatevi che gli ingredienti principali di un prodotto indichino quantità efficaci di quell’ingrediente.

Alcune aziende inseriscono alcuni ingredienti “alla moda” come CLA, carnitina, HCA e PS (fosfatidilserina) in quantità minuscole e poi gridano che i loro prodotti contengono questi ingredienti “potenti, brucia grassi, di aumento della massa”... è come prendersi il merito del lavoro di qualcun altro. È una vergogna!

Date un’occhiata agli ingredienti elencati per le barrette, le polveri ed i liquidi. Se gli ingredienti chiave si trovano in fondo alla lista, allora forse si tratta di un caso di "spolveratina". Lasciate perdere!

Accertatevi che i prodotti che assumete contengano solo ingredienti specifici di qualità e nelle quantità necessarie per aiutarvi a raggiungere il vostro obiettivo specifico come, per esempio, alleviare il dolore articolare.

Si parla invece di "formule lavandino" quando le aziende inseriscono dozzine di ingredienti in una formulazione senza nessun criterio logico o funzionale. Abbiamo visto tanti prodotti che contengono tonnellate di ingredienti di ogni tipo, ma che messi assieme non hanno nessun senso. Più che un peccato si tratta di una cosa illogica e non necessaria.

La maggior parte delle aziende credibili propone formule logiche e specifiche che hanno senso perché orientate al raggiungimento di un certo obiettivo. Fate attenzione alle formule che contengono troppi ingredienti! Accertatevi che i prodotti che assumete contengano solo ingredienti specifici di qualità per aiutarvi a raggiungere un vostro obiettivo specifico come alleviare il dolore articolare, stimolare la lipolisi o favorire il recupero dall'allenamento.


Liberamente tratto dall’articolo “I sette peccati dell’industria degli integratori” di Rehan Jalali, pubblicato su: www.olympian.it 

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