Articolo tratto da “Forever Natural, come eccellere nello sport senza doping” di Dave Tuttle. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore.
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LUGANO - La dieta ottimale dovrebbe essere basata sui colori dell’arcobaleno. Una alimentazione ricca e variata nel rispetto della stagionalità e nella coltivazione è il segreto per essere longevi, che, ricordiamolo, non significa solo vivere più a lungo ma meglio e senza patologie metaboliche (colesterolo, diabete, trigliceridi) che alterano le funzionalità corporee. La scienza concorda che mettere “più colori nel piatto” risulta vincente anche in chiave di prevenzione. Il consumo di frutta e verdura di più colori garantisce l’apporto di molecole bioattive con ruoli differenti (e tutti positivi) sul benessere dell’organismo. Possiamo quindi attribuire un colore ad ogni giorno della settimana per ricordare di assumere sempre tutti i nutrienti, ecco come: GIALLO (carboidrati complessi non raffinati) Si tratta di privilegiare i carboidrati a minor indice glicemico come: pasta e riso integrali, orzo, avena, segale, miglio, grano, grano saraceno, farro, kamut, quinoa. Alimenti di riferimento per questo modulo: fiori di zucca, peperoni gialli, mais, patate, lupini, ceci, mango, limoni, pompelmo, pesche, albicocche, ananas, banane, melone. Questi alimenti sono dei potenti attivatori del sistema immunitario grazie all’apporto di sostanze utili (flavonoidi e carotenoidi). BIANCO (yogurt e formaggi) Privilegiare il consumo di alimenti ricchi di molecole salutari (polifenoli, allucina e composti solforati) che controllano i livelli di colesterolo e proteggono il sistema vascolare. Ecco i principali cibi per questo colore: yogurt naturale biologico, Formaggi (in funzione dell’obiettivo da perseguire: dimagrimento, definizione, ecc.) Olio di oliva, olio di lino, avocado, tuorlo d’uovo, noci, anacardio, pinoli, olive, semi di girasole, soia e derivati. Fiocchi di cereali. Alimenti di riferimento per questo modulo: aglio, cipolla, cavolfiore, cavolo, mele, pere, finocchi, melanzane. VERDE (legumi e verdure) Cibi-colore che assicurano l’assunzione di sostanze fondamentali per le ossa, i denti e la vista (carotenoidi, luteina, polifenoli, magnesio e clorofilla). Alimenti di riferimento per questo modulo: fagioli, lenticchie, piselli, ceci, soia e derivati (tofu, temphé), asparagi, broccoli, cavoli, cavolini di Bruxelles, bietole, spinaci, catalogna, rapa, cime di rapa, lattuga, tarassaco, zucchine, avocado, olive, prezzemolo, basilico, kiwi, fichi, alghe e tè verde. ROSSO (proteine animali) Alimenti ricchi di proteine, minerali e molecole attive contro alcune forme di patologie degenerative (antocianine e licopene, quest’ultimo attivo contro il tumore alla prostata). Alimenti di riferimento per questo modulo: carni rosse, peperone rosso, rape, peperoncino, radicchio rosso, barbabietola, cavolo rosso, anguria, cipolle rosse, fagioli rossi, pomodoro, ravanello, pompelmo rosa, arance, melagrana, ciliegie, anguria, fragole, lamponi. GIALLO-BIANCO (carboidrati-grassi) Abbinamento delle due fonti energetiche del corpo (carboidrati e grassi) per garantire una ricarica energetica durante il periodo invernale. Alimenti di riferimento per questo modulo: aglio, cipolla, finocchi, melanzane, fiori di zucca, peperoni gialli, mais, patate, lupini, ceci, cavolfiore, mele, pere, pompelmo, mango, pesche, albicocche, ananas, banane, limoni, melone. Olio di oliva, olio di lino, avocado, tuorlo d’uovo, formaggi, noci, anacardio, pinoli, olive, semi di girasole, fiocchi di cereali, soia e derivati. BLU (pesce) Cibi con buon apporto di grassi essenziali (omega 3) e molecole ad azione antiossidante (antocianine e polifenoli) che riducono l’incidenza delle patologie cardiovascolari, migliorano le funzioni cerebrali (memoria) e possono vantare un’azione d prevenzione su lacune patologie degenerative. Alimenti di riferimento : pesci grassi (sgombro, trota, salmone), melanzane, radicchio, cavolfiore viola, frutti di bosco (mirtilli, more, ribes), uva, prugne, fichi. ARANCIONE (alimentazione liquida) L’alimentazione liquida, intesa d’inverno come brodi, zuppe e minestre e d’estate come frullati e frappè, è il metodo migliore per favorire una detossificazione dell’organismo reidratandolo con vitamine e molecole attive verso la salute e il benessere, potenziando e attivando il sistema immunitario grazie all’apporto di sostanze utili (flavonoidi e carotenoidi). Alimenti di riferimento: cereali integrali (per la preparazione di zuppe), tuorlo d’uovo, carote, zucca, cachi, melone, albicocche, pesche, arancia, papaia, mandarini. Per variare ulteriormente gusto e sapori, una buona idea è ricorrere all’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche come insaporitori naturali. Ottenendo anche un aumento considerevole di antiossidanti, vitamine e molecole attive. Nota: la dieta a colori è trattata nel libro “BELLA FORZA Advanced” di Marco Ceriani, pubblicato da Sandro Ciccarelli Editore. Articolo originale pubblicato su http://www.tio.ch/ |
di Rehan Jalali
Ultimamente molte aziende produttrici di integratori, utilizzano ricerche finanziate per qualche altro prodotto per avallare gli effetti del proprio prodotto. QUESTA è veramente una porcheria!
Da una parte esistono tante aziende serie che investono denaro per finanziare molte ricerche cliniche di qualità eseguite all'interno di buone università. Dall'altra parte ci sono aziende che prendono semplicemente “in prestito” queste ricerche dicendo che, siccome nei loro prodotti ci sono gli stessi ingredienti, i risultati saranno uguali a quelli mostrati dagli studi.
È un problema grande e grosso. La qualità e la purezza degli ingredienti è sempre un fattore rilevante. Se un’azienda investe denaro in ricerche cliniche per i suoi prodotti allora secondo me è credibile. I produttori di novità ingannevoli, come la creatina ematica liquida, sono colpevoli di usare nei loro siti web la ricerca sulla creatina in polvere a sostegno dei loro prodotti liquidi.
Molte aziende citano a sostegno dei loro prodotti studi generici su un solo ingrediente. A volte, gli studi citati hanno usato grosse quantità di un ingrediente (addirittura anche in una forma diversa) mentre il prodotto pubblicizzato con questi studi ne utilizza quantità minime.
Molte aziende ad esempio usano uno studio di Welbourne pubblicato nel 1995 e intitolato “Incremento del bicarbonato e dell’ormone della crescita ematici dopo un carico orale di glutammina” a sostegno dell’affermazione che il loro prodotto di glutammina pura aumenta i livelli di GH. Ma lo studio ha usato solo 9 persone ed è stata misurata la risposta a una sola dose. Inoltre, la L-glutammina era mischiata a una bevanda cola contenente bicarbonato di sodio, quindi non era L-glutammina pura. Insomma...avete capito.
È molto importante controllare la ricerca clinica usata a sostegno dei prodotti. Molte aziende pensano che siccome il consumatore non ha una preparazione scientifica resterà impressionato dall’uso di una sezione di riferimenti bibliografici o da termini tipo “dimostrato clinicamente”.
Molti di questi cosiddetti prodotti scientificamente fondati usano a loro sostegno studi pilota “fatti in casa” e non usano studi scientifici indipendenti pubblicati e controllati che sono molto più affidabili.
Chiedete alle aziende quali ricerche usano a sostegno dei loro prodotti e, se possibile, fatevi mandare una copia degli studi completi. Le aziende credibili dovrebbero avere un archivio degli studi oppure possono comunicarvi dove reperirli, per esempio nelle biblioteche mediche o nei siti specializzati delle università e centri di ricerca.
di Rehan Jalali
Molti integratori di nuova generazione contengono una miscela di sostanze non bene identificate dal nome tecnologico ed accattivante. Le quantità esatte degli ingredienti non sono indicate ed è indicato solo il totale complessivo della miscela.
I produttori colpevoli di questa cosa si giustificano dicendo che non possono elencare le quantità esatte degli ingredienti perché la loro formula è così speciale che non vogliono che sia copiata. Che assurdità!
Le aziende credibili non hanno paura di essere copiate. Secondo me l’imitazione è la forma di apprezzamento migliore! Inoltre, la maggior parte delle persone ha fiducia nell’originale. Le miscele brevettate danneggiano il consumatore perché non può sapere cosa c’è esattamente nel prodotto. Uno dei trucchi usati nel caso delle miscele brevettate è che potrebbe essere prevalente un ingrediente economico mentre gli ingredienti più costosi sono presenti in quantità molto ridotte.
Facciamo un esempio. Nel caso di 800 mg di una miscela brevettata contenente acetil L-carnitina, estratto di tè verde, guaranà e L-tirosina, la miscela potrebbe essere in gran parte estratto di tè verde poiché è piuttosto economico e gli altri ingredienti sono presenti solo in piccole quantità come “contorno”...
Oggigiorno è possibile brevettare anche le miscele proteiche. In questo modo è possibile usare come ingrediente principale la proteina del siero concentrata, che è meno costosa, indicando però sull'etichetta anche la presenza dell’isolato del siero e dando così al consumatore un falso senso di purezza e di uso di ingredienti di alta qualità.
Queste strategie sono molto diffuse tra i produttori di integratori a basso costo distribuiti esclusivamente via internet, pertanto prestate la massima attenzione quando acquistate online da aziende con sede legale fuori dal territorio comunitario e verificate sempre che i prodotti rispettino gli standard di qualità produttiva previsti per la vendita in Europa. Vi costerà forse qualcosa in più, ma avrete la certezza di non avere preso fregature!
I produttori più credibili dicono esattamente cosa c’è nei loro prodotti e riportano minuziosamente le quantità esatte. Chi lavora bene non ha niente da nascondere.
di Rehan Jalali
Si tratta di uno strumento di marketing che, nato per dimostrare l'efficacia di un programma di allenamento abbinato ad una corretta alimentazione con effettive trasformazioni, da quando ha iniziato ad essere utilizzato dall'industria degli integratori per dimostrare la presunta efficacia dei prodotti pubblicizzati è andato fuori controllo.
Prima c’erano fotografie che mostravano cambiamenti drastici in 16 settimane, poi in 8 settimane, poi solo in 4 settimane, adesso c’è una pubblicità che mostra fotografie prima e dopo distanti solo 3 giorni! Tutto ciò è ridicolo, oltre che offensivo dell'intelligenza delle persone che leggono! Ovviamente, le scritte in piccolo seminascoste in un angolo dell'inserzione riportano frasi del tipo “risultati non tipici” o “coadiuvato da regimi di allenamento e dieta rigidi”.
Sono poche le pubblicità credibili “prima e dopo” di cui ci si possa fidare. Adesso che tutti fanno concorsi tipo prima e dopo, è difficile distinguere il vero dal falso. Ricordatevi che molte di queste stelle del "prima e dopo" erano già in ottima forma e sono andate fuori forma solo per scattare le fotografie. Potrà sembrarvi incredibile ma alcune di quelle fotografie sono invertite![gallery link="file" order="DESC" columns="4"]
Se le fotografie prima e dopo sembrano troppo esagerate per essere vere, probabilmente non lo sono.
Nelle pubblicità le aziende vendono il sogno di avere un corpo eccellente, quindi devono mostrare risultati MOLTO evidenti per i loro prodotti. Così crederete alle esagerazioni sognando di ottenere gli stessi risultati, ovviamente comprando i loro prodotti.
Ovviamente, molti prodotti sono assolutamente onesti e possono aiutarvi a massimizzare gli sforzi nel fitness. In ogni caso state attenti prestate la massima attenzione e non abboccate come allocchi alle fotografie "prima e dopo" esagerate!
dott. Jose Antonio & dott. Jeffrey R. Stout
Carico di carboidrati: funziona?
Forse lo studio migliore che ha esaminato il carico di carboidrati è stato eseguito da un gruppo di scienziati australiani (Burke et ali, 2000). In questo studio incrociato, sette ciclisti ben allenati hanno eseguito una prova a tempo 100 Km tre giorni dopo il carico di carboidrati, ingerendo 9 g/kg di peso corporeo al giorno, o dopo aver ingerito carboidrati al livello di 6 g/kg di peso corporeo al giorno (il placebo). I soggetti hanno consumato una colazione a base di carboidrati due ore prima della prova a tempo e hanno consumato 1 g/kg di peso corporeo all’ora sotto forma di una bevanda durante l’attività atletica. Durante la prova a tempo c’erano quattro scatti 4 Km e cinque scatti 1 Km.
Nonostante che le concentrazioni di glicogeno muscolare fossero significativamente maggiori con il carico di carboidrati, l’utilizzo del glicogeno muscolare, il tempo per completare la prova e la produzione di potenza media non sono stati significativamente diverse fra il gruppo di carico di carboidrati e il gruppo placebo. Questo significa che il carico di carboidrati non funziona?
Forse ciò significa soltanto che consumare i carboidrati durante l’attività fisica di durata può rendere indifferente se fate il carico di carboidrati prima dell’attività fisica o no. Diventa indifferente anche cosa assumete prima dell’attività fisica. Questo studio solleva anche la possibilità che il carico di carboidrati aiuti attraverso un effetto placebo. In alternativa, può essere d’aiuto dal punto di vista delle maggiori riserve di glicogeno epatico prima dell’attività fisica che potrebbero ritardare la comparsa dell’ipoglicemia durante l’attività fisica prolungata.
Riassumendo: l’ingestione di carboidrati durante l’attività fisica è fondamentale. Che facciate il carico di carboidrati o meno, non cambia il fatto che è necessario assumere i carboidrati durante l’attività fisica per migliorare la prestazione.
Istruzioni per l’uso
Prima di cominciare ad aumentare l’assunzione di carboidrati (come fanno molti atleti di durata), ricordatevi che la quantità di carboidrati assunta può non essere fondamentale. A meno che dobbiate affrontare un’attività fisica di natura continua e che abbia una durata che va oltre le 1,5 ore (maratona o supermaratona), andate sul sicuro e moderate l’assunzione di carboidrati. E ricordatevi: sicuramente assumere i carboidrati durante l’attività fisica non è dannoso, anzi probabilmente aiuta. Sappiate anche che ognuno ha preferenze particolari per quanto riguarda l’assunzione di carboidrati e che è pertanto necessario ottimizzare questi fabbisogni. Non esiste una prescrizione unica adatta a tutti!
Prima dell’attività fisica
Forse per gli eventi di durata minore (per esempio le corse 5 Km e 10 Km) l’ingestione di un carboidrato con GI alto 5-10 minuti prima dell’evento potrebbe essere utile. In alternativa, anche il consumo di un carboidrato con GI basso 30-60 minuti prima di un evento di durata può essere utile.
Durante l’attività fisica
Assumere carboidrati (30-60 g all’ora) durante l’attività fisica migliorerà la prestazione. Allo stesso modo, se consumate circa un litro di acqua per ogni ora di attività fisica (preferibilmente di più in un ambiente caldo) più i carboidrati, questa integrazione vi aiuterà ad alleviare la diminuzione della prestazione indotta dalla disidratazione. Secondo McArdie, Katch e Katch (1999), “L’assunzione di carboidrati durante l’attività fisica al 60-80% della capacità aerobica pospone la fatica di 15-30 minuti (con un range di miglioramento del 15-35%).
Dopo l’attività fisica
Se non siete un atleta tipo maratoneta o ultramaratoneta, l’assunzione di circa 1-1,5 g di carboidrati per chilogrammo di peso corporeo immediatamente dopo l’attività fisica e un’ora dopo l’attività fisica può essere sufficiente per soddisfare i fabbisogni di ripristino del glicogeno, questo se, ovviamente, durante il giorno fate dei normali pasti misti (carboidrati, proteine, grassi). Consiglieremmo anche di aggiungere delle proteine a questi pasti post-attività fisica: circa 0,5 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo. Queste proteine forniscono gli amminoacidi necessari per la riparazione e il recupero dei muscoli scheletrici.
Non è necessario essere laureati in matematica per decifrare questi consigli, ricordatevi soltanto, come regola generale, di assumere carboidrati e proteine nel rapporto di 2 a 1. Se vi allenate a livelli estremamente alti (come chi partecipa al Tour de France o alle ultramaratone), può essere necessario aumentare l’assunzione di carboidrati fino a livelli alti (10-12 g/kg di peso corporeo). Ricordatevi che alcune persone hanno delle difficoltà ad assumere così tanti nutrienti sotto forma di carboidrati; perciò, può essere saggio assumere dei grassi addizionali. Ci sono sempre più prove che indicano che le diete ricche di grassi non ostacolano la prestazione e possono addirittura migliorarla!
Avvertenze
Ripetiamo, questa tecnica si applica solo a quegli atleti che svolgono attività di lunga durata (oltre le due ore). Se funziona o se è necessaria è ancora da determinare. Comunque, se seguite una dieta cronicamente ricca di carboidrati, allora esaurite il glicogeno muscolare dopo una sessione prolungata di attività fisica e lo ripristinate ogni volta che consumate un pasto postallenamento ricco di carboidrati. Inoltre, assumere carboidrati durante l’attività fisica può annullare gli effetti del carico di carboidrati.
Precauzioni
Ognuno deve determinare quale carboidrato funziona al meglio per lui. Generalmente il glucosio, il saccarosio e le maltodestrine producono effetti simili quando ingeriti durante l’attività fisica. Anche se il fruttosio (assunto in alte dosi) può provocare disturbi gastrointestinali, in piccole quantità può facilitare l’assorbimento del glucosio quando assunto congiuntamente a quest'ultimo.
Articolo tratto da “Integratori dietetici per gli atleti di Endurance” di Josè Antonio e Jeffrey Stout. Pubblicato da Sandro Ciccarelli Editore. All rights reserved.
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dott. Jose Antonio & dott. Jeffrey R. Stout
L' alimentazione post-allenamento
Anche se mangiare i carboidrati è un dovere sacrosanto per molti atleti di durata, è nostra opinione scientifica che nell’alimentazione postallenamento l’approccio ricco di carboidrati possa non essere l’ideale. In questo caso, una miscela di carboidrati e proteine con un po’ di grassi rappresenta la scelta migliore. In questa seconda parte dell'articolo vedremo il perché.
Per quanto riguarda l’uso di un pasto di soli carboidrati o di una miscela di carboidrati e proteine come modo per ripristinare le concentrazioni di glicogeno nei muscoli scheletrici, sono molti i punti chiave da prendere in considerazione. La preponderanza dei dati mostra che generalmente l’aggiunta delle proteine ai carboidrati non influenza ulteriormente il ripristino del glicogeno (Tarnopolsky et ali, 1997; Van Hall, Shirreffs e Calbet, 2000). Infatti, a un certo livello di assunzione di carboidrati (circa 1-1,5 g/kg di peso corporeo ogni due ore dopo l’attività fisica), è improbabile che aggiungere altre proteine o carboidrati influenzi ulteriormente il ritmo del ripristino del glicogeno. Per illustrare questo aspetto, uno studio recente di Rotman et ali (2000) ha confrontato una soluzione con carboidrati (1,7 g/kg di peso corporeo) con una soluzione isocalorica (con lo stesso contenuto calorico) con carboidrati (1,2 g/kg) più proteine (0,5 g/kg). Dopo circa 1,5 ore di bicicletta, gli atleti hanno assunto la soluzione immediatamente dopo e due ore dopo l’attività fisica. I ricercatori non hanno riscontrato differenze significative nella re-sintesi di glicogeno.
Potreste pensare che aggiungere le proteine sia uno spreco perché non aiuta il ripristino del glicogeno. Avete ragione, ma forse state dimenticando qualcosa... Prima di tutto, lo studio indica che c’è un livello di carboidrati sufficiente per soddisfare i fabbisogni di ripristino del glicogeno. Diciamo che questo livello è stato stimato mediamente in 1,2 g/kg di peso corporeo, cioè circa 84 g per un atleta di 70 kg e presumiamo che questa quantità debba essere assunta sia immediatamente dopo l’attività fisica che due ore dopo. Come sapete, assumere 84 grammi di carboidrati è piuttosto facile. Allora perché esagerare?
Aggiungete invece le proteine e un tocco di grassi (preferibilmente insaturi)! Le proteine aggiunte servono a qualcos’altro? Assolutamente sì. Per esempio, uno studio recente tratto dal Journal of Exercise Physiology (Niles et ali, 2001) ha scoperto che ingerire i carboidrati (112 g) più le proteine (40,7 g) aumentava il tempo di corsa necessario per raggiungere l’incapacità più dei carboidrati da soli (152,7 g). I soggetti avevano esaurito precedentemente il glicogeno e avevano consumato le bevande prima dell’attività fisica. In questo caso, la combinazione carboidrati/proteine può aver permesso agli atleti di recuperare più velocemente e di avere una prestazione migliore durante una prova per la potenza aerobica. Cosa più importante, dal punto di vista del recupero, le proteine aggiunte sono necessarie per facilitare la riparazione delle fibre muscolari danneggiate.
Lo studio di Levenhagen et ali (2001) ha mostrato che una combinazione di carboidrati, proteine e grassi (rispettivamente 10 g, 8 g e 3 g) aumentava in modo significativo la sintesi di proteine muscolari. Lo studio eseguito all’Università del Texas di Galveston (Rasmussen et ali, 2000) ha mostrato che l’ingestione di amminoacidi essenziali dopo l’attività fisica aumenta la sintesi di proteine muscolari. Quindi il ripristino del glicogeno è solo una piccola parte dell’equazione del recupero. La riparazione dei muscoli scheletrici è un altro, forse più importante, aspetto. Gli atleti, soprattutto quelli impegnati in sport di durata, devono sapere che i carboidrati non sono l’unico nutriente di cui hanno bisogno.
Riassumendo: a meno di essere un ultramaratoneta, un triatleta o un atleta di questo calibro, probabilmente non è necessario ingerire volumi enormi di carboidrati. Per gli atleti amatori, probabilmente una quantità moderata di carboidrati con aggiunta di proteine e grassi soddisferà i fabbisogni di ripristino del glicogeno e di riparazione dei muscoli scheletrici.
Indice glicemico: è importante?
Dunque, la risposta è sì e no. Le questioni sulla salute sono intriganti. Può essere importante per quanto riguarda la salute a lungo termine e se consumate un integratore preallenamento con carboidrati prima dell’attività fisica di durata. Per esempio, una dieta con GI alto può favorire l’obesità. Pawlak e colleghi (2001) hanno scoperto che le cavie che hanno seguito una dieta a base di amidi con indice glicemico alto sono ingrassate rispetto alle cavie che hanno seguito una dieta con GI più basso.
Oltre al fattore dell’obesità, il GI influenza anche l’appetito dopo un pasto con GI alto. Ludwig et ali (1999) hanno dimostrato che l’assunzione volontaria di energia dopo un pasto con GI alto era del 53% maggiore rispetto a dopo un pasto con GI medio e dell’81% maggiore rispetto a dopo un pasto con GI basso. Risultato: dopo un pasto con GI basso potete controllare meglio l’appetito, ciò influenza positivamente la composizione corporea.
Per quanto riguarda la possibile applicazione durante l’attività fisica, gli scienziati hanno scoperto che, in confronto a un pasto con indice glicemico alto, un pasto con indice glicemico basso prima dell’attività fisica incrementale sulla bicicletta (200 watt fino all’incapacità) si traduceva in livelli ematici di lattato (acido lattico) più bassi (Stannard et ali, 2000). Questi risultati indicano che per l’attività fisica ad alta intensità, un pasto con GI basso prima dell’allenamento può permettervi di allenarvi più duramente. Kirwan, O’Gorman ed Evans (1998) concordano con questa nozione illustrando che un pasto con GI moderato (in confronto a un pasto con GI alto) si traduceva in un tempo necessario per raggiungere l’incapacità che era del 16% superiore (usando una cyclette semireclinata). Tuttavia, non tutti gli studi indicano un effetto dell’indice glicemico. Per esempio, gli scienziati australiani hanno confrontato i pasti preallenamento (30 minuti prima dell’attività fisica) con GI alto e con GI basso e non hanno riscontrato differenze nella prestazione sulla cyclette (Febbraio et ali, 2000b).
Il punto fondamentale da tenere a mente in ogni caso è che l'indice glicemico (GI) di un alimento è un parametro strettamente soggettivo che non è legato solo alla composizione dell'alimento in se, ma anche al sistema assimilativo, enzimatico, al metabolismo ed alla risposta insulinica di chi lo assume. Le tabelle degli alimenti classificati in base al loro indice glicemico che trovate su tanti libri di alimentazione sono state ricavate tramite indagini statistiche su campioni di individui e rappresentano semplicemente valori medi. La correttezza metodologica vorrebbe che ciascuno di noi testasse il proprio personale IG utilizzando un glucosometro e ricavando la curva del glucosio dopo avere ingerito un alimento o una combinazione di alimenti.
Articolo tratto da “Integratori dietetici per gli atleti di Endurance” di Josè Antonio e Jeffrey Stout. Pubblicato da Sandro Ciccarelli Editore. All rights reserved.
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dott. Jose Antonio & dott. Jeffrey R. Stout
I carboidrati sono sostanze come gli zuccheri, il glicogeno, gli amidi, le destrine e le cellulose e sono formati da molecole di carbonio, ossigeno ed idrogeno. Macronutrienti fondamentali (i grassi e le proteine sono gli altri due), i carboidrati sono disgregati e immagazzinati sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli scheletrici. Una volta ingeriti, i carboidrati aiutano anche a sostenere le normali concentrazioni ematiche di glucosio necessarie per rifornire con continuità il cervello e gli organi interni. Dato che i carboidrati sono la fonte energetica principale per l’attività fisica di durata è ovvio che l’assunzione di questo nutriente possa migliorare la prestazione in circostanze specifiche (cioè durante l’attività fisica di durata).
La ricerca mostra che la somministrazione di carboidrati esogeni durante l’attività fisica prolungata migliora la prestazione. Questo effetto è fortemente significativo negli eventi come la maratona, in cui gli atleti corrono per 42 km, ma anche nel triathlon, nello sci di fondo, nel ciclismo e nel nuoto di resistenza.
C’è un volume di informazioni enorme per quanto riguarda la somministrazione dei carboidrati ed i suoi effetti sulla prestazione fisica. A causa di questo volume, suddivideremo le ricerche in tre parti. Nella prima parleremo di alimentazione pre-allenamento ed alimentazione durante l’allenamento. Nella seconda tratteremo l'alimentazione post-allenamento ed esamineremo il ruolo dell’indice glicemico (GI). Nella terza vedremo gli effetti del carico di carboidrati sulla prestazione atletica.
Alimentazione pre-allenamento
Molti studi hanno illustrato che l’assunzione pre-allenamento di carboidrati migliora la prestazione. Uno di questi studi ha dimostrato che l’ingestione di un litro di una bevanda sportiva un’ora prima di una corsa di 15 Km seguita da una corsa più veloce di 1,6 Km migliorava la prestazione più dell’acqua da sola (Millard-Stafford et ali, 1994). In un altro studio, giunto a risultati simili, i ricercatori hanno scoperto che ingerire una soluzione di carboidrati prima e durante un allenamento in interval training ad alta intensità ha migliorato la prestazione più dell’acqua da sola (Nicholas et ali, 1996).
In uno studio più recente (Febbraio et ali, 2000a), gli scienziati hanno osservato l’effetto dell’ingestione dei carboidrati prima e durante l’attività fisica di resistenza. I ricercatori hanno preso sette uomini allenati per la durata e li hanno fatti pedalare per due ore al 63% medio della loro produzione di potenza massima seguite da una prova a tempo (posta a un carico di lavoro di 7 kJ per chilogrammo di peso corporeo). Lo studio prevedeva 4 fasi. Durante la fase 1, i soggetti hanno ricevuto una bevanda placebo 30 minuti prima dell’attività fisica e ad intervalli di 15 minuti durante l’attività fisica. Nella fase 2, i soggetti hanno ricevuto una bevanda placebo 30 minuti prima dell’attività fisica e una bevanda con carboidrati (CHO) durante l’attività fisica (2 g/kg di peso corporeo; soluzione al 6,4%). Nella fase 3, i soggetti hanno ricevuto una soluzione con CHO 30 minuti prima dell’attività fisica (2 g/kg di peso corporeo; soluzione al 25,7%) e un placebo durante l’attività fisica. Infine, durante la fase 4, i soggetti hanno ricevuto una soluzione con CHO 30 minuti prima dell’attività fisica (2 g/kg di peso corporeo; soluzione al 25,7%) e una soluzione con CHO (2 g/kg di peso corporeo; soluzione al 6,4%) durante l’attività fisica. Cosa è successo? Le prove a tempo sono migliorate maggiormente nelle fasi 3 e 4. Questo significa che il modo migliore per migliorare la prestazione è assumere i carboidrati prima e durante l’attività fisica.
Anche se non vi piace consumare un pasto o un integratore prima dell’attività fisica, sembrerebbe che consumare i carboidrati durante l’attività fisica sia fondamentale. Anche uno studio sull’uso dei carboidrati nella squadra nazionale USA di hockey su prato ha mostrato risultati estremamente positivi (Kreider et ali, 1995). A sette membri della squadra è stata somministrata una bevanda con carboidrati (1 g/kg di peso corporeo) quattro volte al giorno, altri sette membri della squadra hanno ingerito un placebo durante sette giorni di allenamento intenso. I risultati indicano che il gruppo integrato con i carboidrati assumeva più energia totale, più carboidrati e aumentava (pre vs.post) maggiormente il tempo necessario per raggiungere l’incapacità massima causata dall’allenament. I ricercatori, inoltre, hanno riscontrato una minore fatica psicologica post-allenamento.
Questi risultati non significano che la somministrazione pre-allenamento di carboidrati sia stata efficace in tutte le ricerche. Per esempio, Burke et ali (1998) hanno somministrato a sei ciclisti ben allenati dosi di carboidrati di 2 g/kg di peso corporeo. Due ore prima dell’attività fisica, i soggetti hanno consumato carboidrati con indice glicemico (GI) alto (per esempio le patate), con GI basso (per esempio la pasta), o come controllo una gelatina ipoenergetica (che contiene poche calorie). I soggetti hanno anche consumato una soluzione con glucosio 10 g/100 ml (24 ml/kg di peso corporeo in totale) prima e durante l’attività fisica. L’attività fisica consisteva nel pedalare per due ore al 70% del VO2 max seguite da una corsa intensa a 300 kJ. I ricercatori non hanno riscontrato differenze nella prestazione fra i gruppi.
Anche se ad un primo esame possa sembrare che il consumo di carboidrati non abbia portato ad alcun effetto significativo sulla prestazione, non è assolutamente così. Questo studio indica infatti che se durante l’attività fisica di resistenza si consumano i carboidrati, quanto mangiato prima di tale attività fisica può non essere così importante ai fini della prestazione complessiva.
Alimentazione durante l’attività fisica
L’importanza di consumare i carboidrati durante l’attività fisica è stata dimostrata in modo più chiaro. In uno studio a doppio cieco controbilanciato, gli scienziati hanno esaminato 14 ciclisti allenati che hanno eseguito una corsa di 128 km (a velocità libera) in due occasioni separate durante una prova a tempo simulata. Le prove sono state precedute da una dieta prestabilita con un’alimentazione finale 3-4 ore prima dell’attività fisica. Ogni 16 km i soggetti hanno ingerito o un placebo non calorico o un integratore del carboidrato maltodestrina (5% di maltodestrina, 2% di fruttosio) a una dose di 0,25 g/kg di peso corporeo (ritmo medio di assunzione totale pari a 37 g l’ora, ovvero 148 g in totale). I tempi di percorrenza del gruppo integrato con carboidrati erano del 5% più veloci (241 vs. 253 minuti) rispetto a quelli del gruppo placebo. I corridori che hanno assunto l’integratore con carboidrati erano in grado di sostenere intensità più alte durante la corsa (Langenfeld et ali, 1994).
In un altro studio (Yaspelkis et ali, 1993), sette ciclisti ben allenati si sono esercitati o al 45% o al 75% del VO2 max ricevendo o un placebo, o un integratore liquido con il 10% di carboidrati (18 g, tre volte all’ora) o un integratore con carboidrati solido (25 g, due volte all’ora). Durante la prima serie i ciclisti hanno pedalato per 124 minuti, poi hanno pedalato in una seconda serie di 190 minuti, eseguendo poi una prova fino all’incapacità all’80% del VO2 max. I livelli ematici di glucosio e di insulina erano molto più alti nella prova con carboidrati liquidi in confronto alla prova placebo. Il tempo necessario per raggiungere l’incapacità delle prova con carboidrati liquidi (233,4 minuti) e di quella con carboidrati solidi (223,9 minuti) non differivano in modo significativo, però erano entrambi significativamente maggiori rispetto al gruppo placebo (202,4 minuti). In questo caso, il tipo (solido o liquido) di carboidrati assunto può non essere importante, ma assumerli è certamente una scelta migliore del non assumerli.
Quando si esaminano i dati scientifici in generale, appare chiaro come assumere i carboidrati durante l’attività fisica sia una mossa assolutamente vincente. L’ingestione di carboidrati si traduce in un aumento del glucosio ematico rendendo perciò questo carburante importante disponibile per i muscoli allenati. In altre parole, quando gli atleti consumano carboidrati, il carburante ingerito favorisce l’assorbimento del glucosio da parte dei muscoli, ciò impedisce che il fegato disgreghi le sue riserve. Questo glicogeno epatico “risparmiato” può essere usato in un momento successivo della sessione di attività fisica. Alcuni studi indicano anche che assumere i carboidrati durante l’attività fisica possa salvaguardare il glicogeno muscolare.
Ricordatevi però che l’ingestione di carboidrati durante l’attività fisica riduce la quantità di grassi usati durante l’attività fisica stessa. Questa è una cosa positiva se si vuole massimizzare la prestazione, ma se volete metabolizzare grasso (e perdere peso), allora assumere carboidrati durante l’attività fisica può non essere nel vostro interesse.
(prosegue...)
di Rehan Jalali
Recentemente è emersa una nuova categoria di prodotti che sembrano catabolizzare il grasso senza essere stimolanti. Questi prodotti erano assolutamente necessari in quanto molte persone si stavano letteralmente “esaurendo” usando gli integratori termogeni oppure erano sensibili ad alcune sostanze in essi presenti come la caffeina. I "non termogenici" possono essere comunque piuttosto stimolanti in termini di dimagrimento. Quelli tra voi che possono usare gli integratori termogenici senza problemi, possono aggiungere questi prodotti non stimolanti per rafforzare ulteriormente il consumo dei grassi. Fate però attenzione a non duplicare gli ingredienti, e ricordatevi che al momento solo alcuni degli integratori sotto elencati sono avvalorati dalla ricerca.
Guggulsteroni
Per cominciare la discussione sui guggulsteroni (guggulipidi), dobbiamo prima parlare degli ormoni tiroidei. Gli ormoni tiroidei sono molto importanti per la crescita e lo sviluppo e mantengono la stabilità metabolica regolando i fabbisogni di ossigeno, il peso corporeo e il metabolismo degli intermediari (processi guidati da enzimi nelle cellule che estraggono l’energia da molecole nutrienti e usano questa energia per costruire gli elementi cellulari). Questi ormoni esercitano effetti sulla termogenesi e la regolazione della temperatura e possono aumentare la lipolisi nel tessuto grasso. I guggulipidi sono un punto fermo della medicina ayurvedica, un approccio medico olistico praticato in India da secoli. Sono derivati dalla pianta Commiphora mukul. Sono stati eseguiti molti studi su quest’erba che mostrano proprietà molto positive. Uno studio pubblicato sul The Journal of the Association of Physicians in India ha mostrato che i guggulipidi esercitano un forte effetto nella riduzione dei trigliceridi (grassi) e dell’LDL (colesterolo “cattivo”), incrementando invece l’HDL (colesterolo “buono”). Esercitano questi effetti funzionali perché possono causare un incremento degli ormoni tiroidei (T4 e T3). Molti altri studi hanno mostrato effetti simili dei guggulipidi come sostanza di riduzione del grasso. Questa sostanza naturale ha anche mostrato di essere sicura e del tutto non tossica per l’uomo.
Dosaggio: una dose tipica sono 25 mg di guggulsteroni attivi (dopo la standardizzazione) assunti 3 volte al giorno. Può essere utile una dose insieme a molta acqua 30 minuti prima dell’attività cardiovascolare. Quando scegliete un prodotto di guggulipidi, accertatevi che sia di guggulsteroni tipo E e Z standardizzati dalla pianta Commiphora mukul.
7-Keto DHEA
Il DHEA (deidroepiandrosterone) è un ormone naturale prodotto dalle ghiandole surrenali precursore di altri ormoni. Il metabolita 7-keto DHEA non si converte negli steroidi sessuali, testosterone ed estrogeni, quindi può fornire molti dei benefici del DHEA, come l’aumento dell’energia, della spinta sessuale e anche del dimagrimento, senza effetti collaterali indesiderati. Infatti, molti studi mostrano che questa sostanza può esercitare effetti brucia grassi potenti nei soggetti sani. Uno studio presentato in Current Therapeutic Research ha mostrato che il 7-keto DHEA può aumentare i livelli di ormone tiroideo T3, aumentando il consumo di grasso.
Dosaggio: una dose tipica sono 100 mg di 7-keto DHEA assunti 1-2 volte al giorno.
Fosfati
I fosfati sono sostanze che contengono il minerale fosforo e possono aumentare il metabolismo e possibilmente la prestazione fisica. Per esempio, il fosfato di potassio può migliorare il recupero dopo l’attività fisica. I fosfati possono anche ritardare la fatica tamponando l’acido lattico e possono aiutare a depositare la creatina nelle cellule muscolari in modo più efficiente (sotto forma di fosfocreatina). Secondo uno studio sul Journal of Physiology and Pharmacology, una combinazione di fosfati di calcio, potassio e sodio ha mostrato di aumentare il ritmo metabolico a riposo nelle donne sovrappeso che seguivano una dieta ipocalorica. Gli autori di questo studio hanno concluso che i fosfati possono ricoprire un ruolo nel metabolismo periferico degli ormoni tiroidei, soprattutto prevenendo a una riduzione della produzione di T3. Un altro studio ha mostrato che l’integrazione con fosfati di calcio e di potassio è utile per aumentare il ritmo metabolico e favorire il dimagrimento.
Dosaggio: una dose tipica è 1 g di fosfati assunti un’ora prima dell’attività fisica. Alcuni possono sperimentare problemi di stomaco con questa dose, è quindi possibile usare una dose più bassa per permettere al corpo di adattarsi.
Teobromina
La teobromina è una sostanza naturale presente nel cacao e nel cioccolato. È membro della famiglia delle metilxantine (simile alla caffeina), però è uno stimolante molto blando che può avere un effetto energizzante sul corpo. Può anche aumentare il ritmo metabolico e migliorare la sensazione di benessere (come hanno sperimentato molti amanti della cioccolata). La teobromina è un diuretico blando (aumenta la produzione di urina) e rilassa i muscoli lisci dei bronchi nei polmoni. Con l’assunzione di teobromina sono stati riscontrati pochissimi effetti collaterali.
Dosaggio: una dose tipica consigliata sono 400 mg di teobromina assunti 2-3 volte al giorno.
Acido Linoleico Coniugato
In studi recenti l’acido linoleico coniugato (CLA) ha mostrato di avere effetti profondi sul metabolismo dei grassi negli umani. Può contribuire a ridurre il grasso addominale ed è perciò un nutriente chiave da utilizzare in qualsiasi dieta. Questa forma avanzata di un acido grasso essenziale può veramente ridurre il grasso corporeo durante una dieta. È presente naturalmente nel manzo e nei latticini, però l’integrazione è l’unico modo per assumerne dosi efficaci. La ricerca indica che il CLA può aiutare a incrementare la massa magra e che agisce anche come un antiossidante. I ricercatori hanno proposto molti meccanismi attraverso cui funziona il CLA. Può interferire con una sostanza nel corpo chiamata lipoproteina lipasi che aiuta a depositare il grasso. Il CLA aiuta anche il corpo a usare il grasso corporeo per produrre energia. Quindi, potete prevenire il deposito di grasso utilizzando contemporaneamente quello che avete già. La ricerca recente a lungo termine sul CLA ha mostrato che esso causa una riduzione significativa del grasso corporeo ed aumenta la massa magra. Integrare con il CLA per un anno ha provocato una riduzione media del grasso corporeo del 9% e un aumento della massa muscolare del 2% nel gruppo di studio.
Un altro studio condotto alla Maastricht University in Olanda ha mostrato che il CLA può sostenere la costruzione di massa magra dopo il dimagrimento. Questo studio ha evidenziato anche che l’integrazione con CLA a una dose di 1,8 g o 3,6 g al giorno ha causato un'intensificazione del ritmo metabolico a riposo, fenomeno che può causare maggiore perdita di grasso. Un’applicazione interessante del CLA è la regolazione della glicemia. Uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition ha mostrato che il CLA ha avuto effetti positivi sulla glicemia a digiuno e che può anche avere un qualche potenziale nella cura del diabete. I ricercatori hanno teorizzato che il CLA potrebbe avere un effetto sull’appetito grazie alle sue modificazioni dell’ormone leptina.
Dosaggio: dosi efficaci vanno da 1,4 a 4 g di CLA al giorno. Comunque, state attenti alle formule “liquide notturne”, alle barrette per il dimagrimento e ad altri prodotti che contengono quantità basse (meno di 1 g al giorno) di CLA e che possono essere inefficaci.
Acido idrossicitrico
L’acido idrossicitrico (HCA) o idrossicitrato è l’acido principale derivato dal frutto dell’albero Garcinia cambogia, diffuso soprattutto nell’Asia sudorientale. Non è certamente una sostanza nuova o poco conosciuta; infatti è studiata approfonditamente da anni. L’HCA agisce come soppressore dell’appetito attraverso l’aumento dei livelli di serotonina (stimolando il suo rilascio e inibendo il suo riassorbimento). Aumentare i livelli di serotonina ha mostrato di ridurre l’assunzione alimentare, migliorare l’umore e ridurre il guadagno di peso. Controllare l’assunzione alimentare è un fattore chiave per ridurre il grasso. Gli studi sull’uomo con l’HCA sono stati equivoci e hanno mostrato quasi sempre risultati alterni. Alcuni studi non mostrano effetti sul dimagrimento, altri invece mostrano buoni risultati usando l’HCA. Un grosso studio ben controllato sull’HCA, pubblicato sul Journal of the American Association ha concluso che “la Garcinia cambogia non ha prodotto una perdita significativa del peso e del grasso oltre quello osservato con un placebo”. Questo studio ha usato una dose bassa (1.500 mg al giorno) di HCA e i soggetti dello studio seguivano una dieta ipocalorica. Forse queste sono le ragioni perché l’HCA non ha prodotto risultati significativi. Anche altri studi sull’HCA con una dose simile non hanno mostrato effetti rilevanti.
Sembrano essere necessarie dosi più alte per avere un effetto sulla perdita di peso/grasso. Infatti, uno studio eseguito al Georgetown Univeristy Medical Center ha mostrato risultati molto migliori con l’integrazione con HCA. I soggetti che hanno usato l’HCA per 8 settimane hanno perso una quantità significativa di peso, hanno diminuito il colesterolo, hanno aumentato il colesterolo HDL (buono) e hanno sperimentato soppressione dell’appetito attraverso l’aumento dei livelli di serotonina. L’HCA usato in questo studio era un estratto più potente chiamato Super CitriMax. La dose e il momento di assunzione sono fondamentali con l’HCA. Questo studio, per esempio, ha usato 2.800 mg di HCA al giorno, in tre dosi distinte assunte 30 minuti prima dei pasti. Un altro studio recente indica che dosi più basse di HCA possono essere utili per la soppressione dell’appetito. Questo studio ha mostrato che 300 mg di HCA assunti 3 volte al giorno hanno ridotto l’assunzione energetica sostenendo la sazietà (mangiare meno sentendosi però soddisfatti). Sfortunatamente, molte aziende mettono dosi basse di HCA nei loro prodotti e rivendicano benefici per il dimagrimento. Accertatevi che il prodotto che acquistate contenga la dose giusta (efficace) di HCA.
Dosaggio: l’HCA dovrebbe essere assunto 30 minuti prima dei pasti 3 volte al giorno per almeno 4 settimane. Una dose efficace per il dimagrimento sono 2.500-3.000 mg al giorno di HCA attivo (dopo la standardizzazione dalla Garcinia cambogia). Per ridurre l’appetito possono essere utili dosi più basse. L’HCA sembra essere molto sicuro, senza effetti collaterali riscontrati nella maggior parte degli studi.
L-Carnitina
La carnitina è una sostanza vitamino-simile che può aumentare l’utilizzo dei grassi quando assunta prima dell’attività fisica, anche se la ricerca su questo nutriente è stata equivoca. L’L-carnitina funziona favorendo il trasporto e il metabolismo degli acidi grassi a catena lunga nei mitocondri per essere usati per produrre energia. È una sostanza naturale presente nel manzo e nei latticini, perciò i vegetariani devono usarne gli integratori. L’L-carnitina ha mostrato di avere effetti positivi anche per il cuore. Alcune ricerche indicano che può migliorare la durata (poiché il grasso è il carburante metabolico principale per l’attività aerobica a lungo termine). In termini di dimagrimento, una dose piuttosto alta (2 g al giorno) ha mostrato di non esercitare effetti sulla perdita di grasso quando combinata con l’attività fisica leggera nelle donne sovrappeso. Il problema può essere far entrare la carnitina nei tessuti muscolari. Questo integratore può essere utile ma di sicuro non ha mantenuto fede alle promesse. Molti prodotti sul mercato contengono dosi basse di carnitina solo per poter dire di averla. Alcune nuove ricerche mostrano che la L-carnitina L-tartrato (una forma speciale di L-carnitina) può davvero aiutare molto il recupero dall’allenamento intenso. Questo può essere uno dei suoi usi migliori.
Dosaggio: non mi sento di consigliare la carnitina per il dimagrimento fino a che saranno eseguite ricerche più approfondite, però per il recupero dall’attività fisica assumerne 1-2 g prima dell’allenamento può essere utile. Gli integratori liquidi di L-carnitina possono essere assorbiti meglio. Tuttavia, state attenti alle dosi basse e inefficaci presenti in alcuni prodotti (meno di 500 mg).
Radice di tarassaco (Taraxacum officinale)
Anche se non è necessariamente un "brucia grassi" di per se, la radice di tarassaco sta comparendo in molte formule dimagranti non stimolanti. Questo perché aiuta a ridurre la ritenzione idrica e trattenere l’acqua può farvi apparire gonfi. La radice di tarassaco ha mostrato di agire come un diuretico naturale senza causare uno squilibrio di minerali o l’esaurimento del potassio come succede con i farmaci diuretici. Può anche esercitare degli effetti positivi sul fegato. Il tarassaco contiene livelli alti di vitamina A e colina.
Dosaggio: assumete 250-500 mg di radice di tarassaco 3 volte al giorno, cercate un estratto standardizzato 4:1.
Articolo tratto da "The Six Pack Diet Plan" di Rehan Jalali. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Copyright © 2008 - All rights reserved
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