Di Jerry Brainum
L’acido linoleico coniugato (CLA) è una versione speciale dell’acido linoleico. Diversamente dagli altri grassi, il CLA non è facile all’ossidazione, essendo, in effetti, un potente antiossidante. Numerosi studi sugli animali hanno mostrato come esso sembri fermare la crescita tumorale, mentre altre ricerche mostrano come esso possa risultare utile nella prevenzione sia del diabete che dell’obesità. Quello che non sappiamo è come il CLA possa influenzare gli ormoni presenti nel corpo.
Per rimediare a questa mancanza della letteratura medica sull’acido linoleico coniugato, scienziati della Wayne State University di Detroit hanno condotto una sperimentazione sui topi. Ai roditori è stata fatta seguire una dieta al 40% di grassi, per poi essere successivamente suddivisi nei seguenti gruppi:
1) I topi di questo gruppo hanno seguito la dieta iperlipidica per 8 settimane, con la conseguenza di diventare obesi. I roditori sono stati poi assoggettati ad un programma di restrizione alimentare per 3 settimane, che prevedeva solo il 50% del loro normale apporto alimentare. La risultante perdita di grassi fu del 20%. I soggetti sono stati poi riportati alla dieta al 40% di grassi.
2) I topi appartenenti a questo gruppo hanno subito lo stesso trattamento di quelli del gruppo 1, con la sola eccezione che il programma di rialimentazione, dopo la riduzione di peso, è stato integrato con acido linoleico coniugato (CLA), equivalente all’1% dell’apporto calorico totale.
3) I topi di questo gruppo hanno seguito un normale programma di alimentazione.
4) Questi topi hanno consumato una dieta ricca di grassi, senza restrizioni.
Ai segni corrispondenti alla quarta ed ottava settimana del periodo di rialimentazione, 10 e 12 topi che avevano consumato dosi extra di CLA vennero soppressi, mentre tutti gli altri subirono la stessa sorte all’ottava settimana. Dopo 4 settimane di rialimentazione, i soggetti trattati con CLA avevano lo stesso peso degli altri topi, oltre che presentare lo stesso livello di grasso corporeo. Solo quelli del gruppo 3, per cui non era stato previsto un apporto più elevato di lipidi, mostrarono delle concentrazioni più basse di grasso corporeo.
Per quanto riguarda i valori ormonali, i livelli di questi ultimi risultarono pressoché simili in tutti i soggetti che seguivano la dieta iperlipidica, con la sola eccezione dell’IGF-1, che risultò significativamente ridotto nei topi che avevano ricevuto anche il CLA. La conclusione dello studio è stata che il consumo di 1% di CLA non aveva avuto alcun effetto sui livelli di grasso corporeo nel corso di una dieta ricca di lipidi, ma che aveva effettivamente ridotto le concentrazioni di IGF-1.
Dal momento che dei maggiori livelli di IGF-1 sono legati all’insorgenza di varie forme tumorali, come i tumori alla prostata e al seno, gli autori dello studio hanno suggerito che potrebbe trattarsi di un altro meccanismo dietro gli effetti anticancerogeni associati al CLA, oltre a quelli di una sua attività antiossidante.
Articolo tratto da “Applied Metabolics Volume 2“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.
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