Se pensate che l’osteoartrite sia qualcosa che affligge solo i nati nel dopoguerra e gli ospiti delle case di riposo, andate a parlare con l’ex ginnasta di livello mondiale Bart Conner, che oltre 20 anni fa portò a casa due medaglie d’oro olimpiche ed era considerato uno degli atleti americani migliori in circolazione. Intorno ai 25 anni gli è stata diagnosticata l’osteoartrite. Conner oggi riesce a malapena a portare la spazzatura fuori di casa...
Oppure parlate con la stella del tennis professionistico Martina Hingis che, a 21 anni, dovette interrompere l’attività sportiva a causa di forti dolori alla caviglia, al ginocchio ed all’anca sinistra. Rientrata sui campi da tennis dopo qualche anno si è ritirata definitivamente nel 2007 con numerosi acciacchi articolari. I medici dicono che potrebbe già mostrare segni di osteoartrite nelle articolazioni infortunate.
Anche i bodybuilder che si allenano da molti anni hanno qualcosa da dire a proposito dei loro problemi articolari. Un numero crescente di atleti di forza con età dai 20 ai 40 anni sta sperimentando sulla propria pelle che l’osteoartrite non è più solo un problema della nonna o del nonno.
Uno studio della University of Washington conferma molti altri studi che mostrano che gli atleti, specialmente chi si allena intensamente con i pesi tutti i giorni, sono ad alto rischio di malattie articolari debilitanti. A oggi, i medici pensano che l’osteoartrite affligga oltre 20 milioni di statunitensi. Si prevede che entro il 2020 questa cifra arrivi a 40 milioni. Alcuni ricercatori pensano che ci aspetta una vera e propria epidemia di malattie articolari degenerative.
I risultati di un’indagine nazionale eseguita nel 2002 dagli U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno mostrato che 69,9 milioni di adulti (circa un terzo della popolazione USA adulta) soffre di artrite o di dolore articolare cronico e gli Europei, a quanto pare, non sembrano stare assolutamente meglio.
I risultati di un’indagine nazionale eseguita nel 2002 dagli U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno mostrato che 69,9 milioni di adulti (circa un terzo della popolazione USA adulta) soffre di artrite o di dolore articolare cronico e gli Europei, a quanto pare, non sembrano stare assolutamente meglio.
L’osteoartrite è una malattia articolare degenerativa caratterizzata dall’erosione delle cartilagini alle estremità delle ossa. Le cartilagini sono i paraurti delle articolazioni e la loro assenza può causare problemi. A causa dell’uso pesante delle articolazioni, la cartilagine grossa e scivolosa che separa le ossa può diventare morbida, lacerata e sottile, in pratica si logora come un vecchio calzino, lasciando che le superfici ossee ruvide facciano attrito fra di loro ogni volta che l’articolazione si muove.
Recentemente i ricercatori hanno anche identificato molti altri fattori che possono causare degradazione delle cartilagini e osteoartrite. Avere i quadricipiti deboli per esempio può stressare le articolazioni delle ginocchia. L’erosione delle cartilagini può causare protuberanze ossee dolorose, ma anche i cambiamenti nella struttura ossea possono erodere le cartilagini. Quando la cartilagine si erode, alcune cellule immunitarie si attivano e aiutano a eliminare il tessuto inutile, però sembrano anche attaccare il tessuto articolare sano, e ciò può causare infiammazione.
Alcuni geni ricoprono un ruolo nel predeterminare lo status delle cartilagini. Se il problema è trascurato, può svilupparsi una condizione molto debilitante per l’atleta che svolge attività fisica intensa.
L’osteoartrite cronica ha messo fine alle carriere di molti altri atleti professionisti e non, compreso John Elway, quarterback due volte vincitore del Super Bowl con i Denver Broncos e futuro Hall of Fame. Quelli vicini a John dicono che avrebbe voluto giocare ancora un anno o due, ma le sue articolazioni non lo sorreggevano più, così ha dovuto ritirarsi.
Assieme a circa 5 milioni di statunitensi, Elway oggi ha ridotto notevolmente l'effetto degenerativo sulle sue cartilagini, oltre che il dolore ad esso associato assumendo due nutrienti chiamati glucosammina e condroitina solfato. Assunti insieme o separatamente, queste due sostanze stanno diventando gli integratori più venduti negli USA. Presenti naturalmente intorno alle cellule delle cartilagini, glucosammina e condroitina solfato hanno mostrato in numerosi studi clinici la loro capacità di aiutare le persone con osteoartrite ad alleviare i sintomi derivanti dalla loro patologia oltre che di contribuire a rallentare la degenerazione delle articolazioni danneggiate. I prodotti più efficaci sono risultati quelli contenenti condroitina solfato e glucosammina in parti uguali e con l'aggiunta di Metilsulfonilmetano assunti in tre o quattro somministrazioni al giorno da 500 mg ciascuno per periodi prolungati.
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