di Jerry Brainum
Il coenzima Q10 è
un composto simile a una vitamina prodotto nell’organismo e, specialmente, nel fegato
a partire dall’aminoacido tirosina. Anche vari altri nutrienti partecipano alla
produzione del coQ10. Come per molte sostanze, anche il coQ10 declina con
l’invecchiamento. Questo composto gioca
un ruolo chiave nel processo di trasferimento degli elettroni che ha luogo nei
mitocondri e che porta alla produzione di ATP, la fonte energetica immediata
delle cellule. Inoltre, il coQ10 è un antiossidante molto potente che
collabora con altri antiossidanti, come le vitamine C ed E. Infatti, il coQ10
può rigenerare la vitamina E ossidata, donandole un elettrone. Questo è un
esempio delle sinergia fra i vari nutrienti corporei e mostra perché assumere i
nutrienti singolarmente non ha alcun effetto.
Il coenzima Q10 è essenziale per la produzione di ATP, che alimenta la contrazione muscolare. Vari studi mostrano che il coQ10 può
offrire benefici considerevoli per la salute. Numerosi studi indicano che chi
ha subito un arresto cardiaco congestizio ha livelli bassi di coQ10 e questo
può contribuire alla riduzione della funzionalità del cuore. Somministrando
coQ10 a questi soggetti è possibile migliorarne la funzione cardiaca e la
qualità della vita. Altri studi mostrano che il coQ10 può aiutare a prevenire
il morbo di Parkinson, che comporta una perdita selettiva (probabilmente
causata da un'ossidazione a lungo termine) dei neuroni che producono dopamina nell’area
cerebrale della substantia nigra.
Questo processo può essere bloccato assumendo dosi massicce di coQ10. Non tutti
gli studi hanno confermato tale effetto, ma, probabilmente, questo è dovuto al
fatto che il coQ10 non è facilmente assorbibile.
Il
coQ10 è liposolubile, il che significa che deve essere assunto con alimenti
ricchi di grassi. Tuttavia, anche nelle circostanze migliori, il 60% circa
di ogni dose è rapidamente eliminato. Una volta assorbito, il coQ10 si lega a
vari trasportatori lipidici, quali le lipoproteine ad alta e bassa densità (HDL
e LDL). Alcuni studi mostrano che il coQ10 può prevenire l’ossidazione
prematura delle LDL, che è associata all’ateriosclerosi e alle malattie
cardiovascolari. Il coQ10 è presente in alcuni alimenti, come carne e pesce, ma
in quantità minime, quindi per ricavarne 30 mg sarebbe necessario mangiare 500
g di sardine, 1 kg di manzo o 1,20 kg di arachidi (in effetti, il coQ10 è stato
scoperto per la prima volta nei mitocondri dei bovini, nel 1957).
Al momento, è in atto una controversia sul
rapporto fra coQ10 e farmaci a base di statina che sono prescritti per trattare
i fattori di rischio a livello cardiovascolare, quali i livelli elevati di
colesterolo. Le statine inibiscono un enzima epatico che sintetizza il
colesterolo a partire da sostanze precursori, come i grassi alimentari saturi.
Diminuendo la produzione di colesterolo nel fegato, i recettori cellulari delle
LDL si aprono e questo riduce il colesterolo ematico. Dato che il meccanismo
biochimico che porta alla produzione di colesterolo nel fegato è usato anche
per la formazione del coQ10, assumere farmaci a base di statine può ridurre i
livelli del coenzima addirittura del 40%. Alcuni ipotizzano che è proprio la
riduzione del coenzima a provocare alcuni effetti collaterali collegati alle
statine, come i dolori muscolari.
Per quanto riguarda gli atleti, la ricerca sul coQ10 è piuttosto controversa. Dato che il coenzima è essenziale per la produzione di ATP, il suo valore ergogenico dovrebbe essere evidente, eppure non tutti gli studi hanno confermato i suoi benefici. Ad esempio, paradossalmente, da uno studio è emerso che l’assunzione di coQ10 prima dell’allenamento provocava effetti pro-ossidanti, forse a causa del maggiore assorbimento di ossigeno associato all’attività fisica.
In molti studi, è possibile che la causa
sia stato l’assorbimento inadeguato del coQ10: la sostanza, infatti, impiega varie settimane per accumularsi nel
sangue e molti studi sono stati troppo brevi per potere fare scoperte attendibili.
Tuttavia, uno studio piuttosto interessante ha scoperto che, negli anziani,
l’assunzione per via orale di coQ10 preveniva la conversione delle fibre a
contrazione rapida in fibre a contrazione lenta. Si ritiene che tale
conversione sia la causa principale della debolezza e della fragilità muscolare
legate all’invecchiamento.
Sono state ideate varie nuove forme di
integratori per migliorare l’assorbimento del coQ10 nel corpo. Una sono le
capsule a scioglimento rapido di ubiquinolo, la forma elementare di coQ10.
Un’altra forma, invece, è altamente emulsionata, cioè il nutriente è convertito
in particelle molto piccole che sono assorbite tre volte più rapidamente delle
forme comuni. Sembra che anche l’aggiunta di piperina, un composto presente nel
pepe nero, possa migliorare l’assorbimento. Queste forme innovative possono,
infine, permettere al coQ10 di provare il suo valore; infatti, tre studi
collegati all’attività fisica hanno già dimostrato i benefici della sostanza.
Il primo ha esaminato gli effetti acuti e
quelli a lungo termine dell’assunzione di integratori di coQ10; lo studio ha
esaminato 22 soggetti che praticavano allenamenti aerobici e 19 soggetti non
allenati che sono stati assegnati casualmente a un gruppo che ha assunto coQ10
o a uno che ha ricevuto un placebo. La dose somministrata era pari a 200 mg e i
soggetti sono stati sottoposti a vari test per la capacità anaerobica. Nella
fase successiva, i soggetti hanno ricevuto 100 mg di coQ10 per 14 giorni. Dopo
2 settimane, e persino dopo ogni singola dose, il livello ematico di coQ10 era
aumentato. Nel gruppo coQ10, gli indici di ossidazione si sono ridotti, mentre
la quantità di coenzima presente nei muscoli è aumentata. Inoltre, dopo 2
settimane, questi soggetti hanno sperimentato anche un aumento del tempo
necessario per raggiungere l’esaurimento.
Gli autori ritengono che la causa sia una produzione più efficiente di ATP e un
miglioramento dell’attività antiossidante.
Nel
secondo studio, 17 soggetti hanno assunto 100 oppure 300 mg di coQ10 per 8
giorni, mentre altri hanno ricevuto un placebo. I test sulla cyclette hanno
mostrato che chi aveva ricevuto il coQ10 si affaticava meno rispetto a chi
aveva assunto il placebo. È stato
interessante osservare che i benefici si sono registrati solo con la dose di
300 mg, mentre l’assunzione di 100 mg non ha avuto alcun effetto.
Infine,
il terzo studio ha esaminato gli effetti del coQ10 sugli indicatori del danno
muscolare. L’attività scelta è stato il kendo, uno sport tradizionale
giapponese in cui si combatte con spade di bamboo. Normalmente, un duello dura
5 minuti e vince chi segna per primo 2 punti su 3. I punti sono assegnati
quando si riesce a colpire la testa, il tronco, l’avambraccio o la gola. Il
kendo aumenta il danno ossidativo e cellulare. Alcuni soggetti hanno assunto
300 mg di coQ10 per 20 giorni, mentre gli altri hanno ricevuto un placebo.
Entrambi i gruppi hanno praticato il kendo per 5,5 ore al giorno, per 6 giorni
a settimana (wow!). Ebbene, i soggetti
che avevano assunto l’integratore avevano meno marcatori del danno muscolare.
Da
questi studi emergono vari fattori: per prima cosa, è meglio assumere una forma
di coQ10 che sia più facilmente assorbibile, e varie forme presenti sul mercato
dovrebbero vantare tale prerogativa. Inoltre, è probabile che i risultati
migliori si ottengano con un uso a lungo termine perché servono alcune
settimane prima che la sostanza si accumuli nei tessuti.
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