di Jerry Brainum
La fosfatidilserina è un integratore che ha suscitato grande interesse fra i bodybuilder. La sostanza è composta da fosfati, acidi grassi e dall’aminoacido serina ed è classificata fra i fosfolipidi. La fosfatidilserina è prodotta nel corpo umano e si concentra negli organi con attività metabolica maggiore come cervello, cuore, polmoni, fegato e muscoli scheletrici. La sostanza si trova nello strato più interno delle membrane cellulari e svolge un ruolo essenziale nella modulazione dell’attività di enzimi e recettori cellulari e, cosa ancora più importante, nel controllo della fluidità cellulare.
I primi integratori di fosfatdilserina erano prodotti a partire da fonti bovine; in seguito, la paura di contrarre malattie letali come il morbo di Creutzfeldt-Jakob (cioè la mucca pazza) ha portato allo sviluppo di una versione derivante dalla soia. Le due varianti si distinguono principalmente per il contenuto di acidi grassi.
Svariati studi hanno mostrato che la fosfatidilserina è contenuta nella struttura della membrana neuronica e, quindi, può influenzare positivamente la funzione cerebrale, anzi, uno studio che ha previsto la somministrazione della sostanza a soggetti anziani ha concluso che la PS ritardava di circa 12 anni l’invecchiamento cerebrale. Nei soggetti giovani sottoposti a uno stress mentale forte, la PS migliora l’umore; ad esempio, recentemente alcuni ricercatori hanno scoperto che migliora la prestazione nel golf, riducendo lo stress dei giocatori. I suoi effetti sugli ormoni dello stress sono, quindi, molto interessanti per i bodybuilder.
Ottenere una crescita di forza e massa muscolare massima richiede un equilibrio ottimale fra ormoni anabolici e catabolici. Gli ormoni anabolici principali sono il testosterone, l’insulina e l’ormone della crescita, mentre l’ormone catabolico più importante è il cortisolo che è secreto dalle ghiandole surrenali in condizionidi stress molto forte. Anche il superallenamento è una forma di stress forte che può essere causato da un volume di allenamento troppo elevato, da un riposo insufficiente fra gli allenamenti e, persino, da sessioni aerobiche eccessive. In questi casi, i livelli di cortisolo aumentano, mentre quelli degli ormoni responsabili della crescita muscolare si riducono (provocando la perdita di forza e massa muscolare).
Gli steroidi anabolizzanti hanno effetti così eclatanti perché bloccano l’impatto del cortisolo e neutralizzano gli effetti collaterali del superallenamento. I bodybuilder natural non hanno molti modi per limitare il rilascio eccessivo di cortisolo; tuttavia, al contrario di quello che si potrebbe immaginare, non si deve mai bloccare completamente il rilascio di cortisolo. Infatti, quando si ha una quantità insufficiente della sostanza, in caso di trauma lo shock può provocare persino la morte. Inoltre, il cortisolo è uno degli agenti anti-infiammatori principali e, senza di esso, gli allenamenti intensi provocherebbero dolori articolari molto acuti. Quindi, la soluzione ideale è regolare il rilascio di cortisolo, senza bloccarlo.
Vari studi hanno dimostrato che la fosfatidilserina può accelerare il recupero, prevenire l’indolenzimento muscolare e, forse, persino produrre effetti ergogenici nel corso dell’attività fisica. Alcuni esperimenti condotti su ciclisti hanno mostrato che una dose quotidiana di 800 mg di PS ha smorzato la risposta del cortisolo del 30%, mentre la dose di 400 mg non ha avuto alcun effetto. Inoltre, la dose di 800 mg ha ridotto del 20% la risposta del cortisolo a una sessione di sollevamento pesi. Le dosi inferiori hanno limitato il danno muscolare, ma quella di 800 mg al giorno si è dimostrata la più efficace nel ridurre il rilascio di cortisolo indotto dall’attività fisica.
Non conosciamo ancora esattamente il modo in cui la fosfatidilserina influenzi il cortisolo, ma i ricercatori concordano sul fatto che tale interazione avviene principalmente nel cervello. Una teoria sostiene che la PS riduce il fattore di rilascio della corticotropina (o CRF), che è prodotto nell’ipotalamo e controlla il rilascio di un altro ormone chiamato ACTH, prodotto nella ghiandola pituitaria. L’ACTH è trasportato nel sangue fino alla ghiandola surrenale, in cui governa il rilascio di cortisolo.
Si ritiene che la fosfatidilserina agisca manipolando i recettori cerebrali del CRF. Un’altra teoria, invece, sostiene che lo stress indotto dall’attività fisica ad alta intensità stimola il rilascio di una sostanza chiamata argininavasopressina da parte della ghiandola pituitaria; essa stimola sia la secrezione di ACTH, che quella di cortisolo. La fosfatidilserina previene anche l’ossidazione e altre attività che, altrimenti, provocherebbero la morte cellulare. Nei muscoli, questo significa che la sostanza influisce positivamente sull’equilibrio di ioni o di minerali, che può ridurre l’affaticamento muscolare.
Uno studio del 2008 ha confermato che la fosfatidilserina può bloccare il cortisolo. Inoltre, ha scoperto che assumerne 600 mg al giorno per 10 giorni ha migliorato il rapporto fra cortisolo e testosterone.
Benché la fosfatidilserina non abbia aumentato direttamente la concentrazione di testosterone, essa ha prevenuto la deplezione dell’ormone che avviene normalmente quando il rilascio di cortisolo è elevato. Infatti, il cortisolo previene sia la sintesi, che il rilascio di testosterone nel corpo e gli autori suggeriscono che la fosfatidilserina potrebbe anche aiutare a prevenire il superallenamento. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che maggiore è l’intensità dell’allenamento, maggiore è l’efficacia della PS nello smorzare l’impatto del cortisolo. Tuttavia, sembra che la sostanza non abbia avuto alcun effetto sull’ormone della crescita.
Forse, la scoperta più importante fatta dal nuovo studio è che la dose di 600 mg può avere gli stessi effetti di quella di 800 mg, usata in studi precedenti, il che significa che la fosfatidilserina potrebbe essere più accessibile di quanto si pensasse. Comunque, tenendo conto del modo in cui la sostanza è incorporata nella membrana cellulare, ritengo che, probabilmente, gli effetti migliori si ottengano con un uso cronico a lungo termine.
Infine, posso personalmente attestare la sicurezza della sostanza, dato che la assumo, senza interruzione, da circa 10 anni per usufruire dei suoi effetti sulla funzione cerebrale. Immagino che questo significhi che ho circa 12 anni in meno, rispetto alla mia età anagrafica... beh, almeno a livello cerebrale!
Bibliografia
Starks, M.S., et al. (2008). The effects of phosphatidylserine on endocrine response to moderate intensity exercise. J Int Soc Sports Nutr. In press.
Articolo tratto da IRONMAN, integrato in OLYMPIAN'S NEWS n° 99, pag 20. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati. Clicca qui per abbonarti!
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