19 ottobre 2016

Olio di pesce per proteggere i reni

Di Jerry Brainum

Si stima che molti ultrasessantenni abbiano solo il 40% della funzionalità renale. La cosiddetta insufficienza renale cronica si sviluppa gradualmente nel corso degli anni; fra i fattori di rischio ci sono ipertensione (che danneggia gravemente le unità renali di filtraggio), fumo, diabete, obesità ed eccesso di grassi ematici come colesterolo e trigliceridi. Le lesioni prodotte da questi fattori sono associate a danni ai vasi sanguigni renali o al danneggiamento diretto dei reni. Per la maggior parte dei danni la causa è un’infiammazione lieve localizzata nei reni. Dato che gli acidi grassi omega-3, come quelli dell’olio di pesce, offrono effetti antinfiammatori potenti, è ragionevole pensare che l’olio di pesce protegga anche i reni. Questo, infatti, è stato il risultato di uno studio recente(1).

I ricercatori hanno studiato le abitudini alimentari di 2.600 persone di oltre 50 anni. I risultati principali mostrano che l’assunzione di olio di pesce è inversamente proporzionale alla diffusione dell’insufficienza renale cronica. Anche solo mangiare molto pesce è stato sufficiente a ridurre del 32% la diffusione della malattia. Al contrario, l’assunzione di acido alfalinoleico, un precursore degli acidi grassi omega-3 contenuto in molte fonti vegetali compreso l’olio di semi di lino, ha aumentato del 73% il rischio di sviluppare il disturbo.

Non sappiamo precisamente la modalità di azione dell’olio di pesce, ma esistono varie teorie. La principale sostiene che la protezione dipende dal fatto che i prodotti a base di olio di pesce riducono l’infiammazione dei reni diminuendo la produzione di vari mediatori infiammatori come le citochine e anche l’ossido di azoto che, se in eccesso, può danneggiare i reni. Inoltre, l’olio di pesce abbassa la pressione ematica, che è la prima causa dei danni renali. Aiutando a tenere sotto controllo i lipidi ematici, l’olio di pesce protegge ulteriormente i reni.


Alcuni studi suggeriscono che riduca anche l’escrezione proteica eccessiva per via renale, un noto segnale di problemi futuri ai reni. Parlando del fatto che, invece, l’acido alfa-linoleico (ALA) non offre questa protezione, gli autori sostengono che, nel corpo, esso s converte solo in minima parte in acidi grassi omega-3 attivi, cioè in EPA e DHA; ancora peggiore è il fatto che assumere grandi quantità di ALA può interferire con il metabolismo del DHA a causa di un meccanismo di feedback negativo che riduce le concentrazioni di DHA nei tessuti.

Inoltre, a differenza dei grassi omega-3 preformati del pesce e dell’olio di pesce, l’ALA non esercita alcun effetto sui mediatori infiammatori. Lo studio ha anche scoperto che a lungo termine gli acidi grassi omega-6, contenuti negli oli vegetali e in altre fonti, danneggiano la funzione renale perché si convertono in mediatori proinfiammatori che possono deteriorare i reni. La buona notizia è che l’olio di pesce ricco di omega-3 può bloccare i danni causati da un eccesso di grassi omega-6.

Riferimenti 

1) Gopinath, B., et al. (2011). Consumption of long-chain N-3 PUFA, a-linoleic acid and fish is associated with the prevalence of chronic kidney disease. Br J Nutr. 105:1361-1368. 

Articolo tratto da OLYMPIAN'S NEWS n° 131, pag. 32. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati. Clicca qui per abbonarti!



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