di Jerry Brainum
Un problema comune a chi consuma carboidrati prima di una sessione di allenamento è che essi inibiscono l’ossidazione dei grassi durante l’esercizio fisico. L’organismo utilizza i carboidrati come fonte d’energia in maniera più efficace di quanto usi i lipidi e, nel caso di un’assunzione di carboidrati, questi ultimi diventano il carburante primario durante un’attività fisica intensa. Anche se i carboidrati possono offrire dei vantaggi sotto il profilo energetico, il loro effetto di smorzare l’ossidazione dei lipidi potrebbe rivelarsi problematico per quelli che cercano di dimagrire.
La domanda che a questo punto si pone è la seguente: “Esiste una fonte alimentare di carboidrati da poter utilizzare durante un allenamento e che sia in grado di mantenere i livelli d’energia necessari, senza andare ad interferire con l’ossidazione dei grassi?” Dei ricercatori coreani ritengono che la risposta possa essere il fruttosio.
Nel corso di un esperimento, un gruppo di calciatori, dell’età media di 16 anni, fecero un pasto identico due ore prima di esercitarsi. Metà dei pasti però conteneva una percentuale di glucosio del 10 per cento, l'altra metà conteneva il 10 per cento di fruttosio. Un altro gruppo ricevette solo dell’acqua. I soggetti iniziarono pedalando ad un’andatura facile, corrispondente al 60 per cento del VO2 massimo, per un periodo di 60 minuti, per poi aumentare l’intensità all’80 per cento e continuando a pedalare fino all’esaurimento.
Tutti i soggetti che avevano assunto fruttosio impiegarono molto più tempo prima di arrivare all’esaurimento delle forze, rispetto a quelli che ricevevano glucosio o acqua. I livelli insulinici dei gruppi a fruttosio e ad acqua inoltre erano gli stessi, a riprova del fatto che il fruttosio non provoca un rilascio di insulina. Il quoziente respiratorio (RQ) era comunque inferiore nel gruppo a fruttosio che nel gruppo a glucosio, e questo indicava come i soggetti del gruppo a fruttosio avessero utilizzato più grassi durante l’esercizio fisico.
Sappiamo che il fruttosio determina un rilascio ritardato dell’insulina. In questo senso, è diverso dal glucosio che provoca un immediato rilascio dell’insulina. Questo è importante, dal momento che degli alti livelli di insulina impediscono l’ossidazione dei lipidi nel corso dell’allenamento. Il fruttosio comunque viene alla fine convertito in glucosio nel fegato, e questo ci spiega perché il fruttosio ha fatto aumentare il tempo necessario per arrivare al limite estremo. La spiegazione sta probabilmente nella combinazione tra livelli stabili di glucosio nel sangue, a causa della lenta conversione del fruttosio in glucosio nel fegato, e un’azione di risparmio per il glicogeno, per poter potenziare un esercizio fisico di intensità maggiore.
D’altra parte, se usato in concentrazioni elevate prima di un allenamento, il fruttosio può causare nausea. Un alto apporto di fruttosio inoltre è associato a livelli più alti dei trigliceridi presenti nel sangue ed alla escrezione di determinati nutrienti, come il rame, un oligominerale essenziale. Tenendo presente questo, il consumo di piccole quantità di fruttosio prima e durante un allenamento (max 5/10 grammi per volta), vi dovrebbe permettere di allenarvi più intensamente, senza provocare picchi glicemici ed ipoglicemia reattiva, senza impedire l’ossidazione del grasso corporeo e senza provocare le controindicazioni derivanti dalla sua metabolizzazione a livello epatico.
Articolo tratto da “Applied Metabolics Volume 1“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.
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