18 marzo 2015

Integratori: attenzione ai prezzi troppo bassi o troppo scontati

del Dott. Marco Ceriani

Tutto il mondo del “food”, inteso come alimenti sfusi o confezionati (integratori alimentari inclusi) è periodicamente attraversato da scandali alimentari che riguardano sia la cattiva qualità delle materie prime utilizzate (contraffazioni e adulterazioni) che lo stato di conservazione dei prodotti posti in vendita o destinati alla distribuzione (lotti scaduti o mal conservati).


Questi scandali si susseguono però sempre più rapidamente e  coinvolgono quasi tutti i prodotti alimentari in distribuzione (succhi di frutta, mozzarelle, olii, pesce, carne e pollame, verdure e frutta), segno della globalizzazione e della rapidità con la quale si spostano le merci da un capo all’altro del globo. E ̀innegabile infatti che oggi le multinazionali (del cibo e del farmaco) abbiano potere analogo, se non maggiore, dei governi e quindi il problema del controllo degli alimenti e delle materie prime, per quanto riguarda gli integratori, sia oggi uno dei principali problemi a carico dei consumatori.

Gli integratori alimentari, pur non sfuggendo ai rischi e ai pericoli di qualità e salubrità delle materie prime (creatina cinese, melamina nelle proteine del latte e contaminanti vari, sostanze farmacologicamente attive e dopanti, OGM) scontano una minor diffusione e una produzione molto limitata, se confrontata ai numeri dell’alimentare.

Degno di particolare rilievo è anche il fatto che nel nostro paese è stato da tempo istituito un apposito registro delle aziende autorizzate alla produzione e al confezionamento degli integratori alimentari, differenziandole, senza possibilità di equivoco, da quelle alimentari e da quelle farmaceutiche, garantendo quindi l’impossibilità di contaminazioni accidentali con ingredienti o molecole indesiderate (leggi presenza di sostanze dopanti di origine farmacologia negli integratori alimentari che, vale la pena di ricordarlo, sono considerati alimenti a tutti gli effetti, essendo la notifica un procedimento che riguarda la sola etichetta e non un’analisi e certificazione delle materie prime impiegate).

Le autorità preposte al controllo purtroppo sono largamente insufficienti per poter garantire una seria opera di monitoraggio e interventi tempestivi per bloccare questi alimenti, spesso pericolosi per la salute umana. Sarebbe auspicabile una maggior collaborazione tra il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) e i servizi veterinari e in particolare il servizio di igiene della produzione, trasformazione, conservazione, trasporto e commercializzazione degli alimenti e loro derivati.

Per cercare di porre rimedio a questo stato di cose e di limitare il fenomeno negativo della cattiva conservazione degli alimenti, le aziende sono oggi tenute ad attuare un sistema, noto come il sistema Hazard Analysis and Critical Control Points, (HACCP) che è in pratica un manuale di corretta prassi igienica, basato sull’analisi dei pericoli e il controllo dei punti critici delle varie operazioni proprie della filiera produttiva e distributiva. L’attuazione di questo sistema di analisi e controllo rende il personale delle imprese del settore alimentare in grado di individuare, nella propria attività, ogni fase critica per la sicurezza degli alimenti in modo da poter intervenire con tempestività nei casi opportuni.

L’HACCP è una metodologia mirata a garantire la tutela igienica dei prodotti alimentari, basandola non su una azione ispettiva da parte di Enti di controllo, ma sul monitoraggio dello stesso produttore. La direttiva comunitaria che istituisce l’HACCP (93/43/ CEE) annovera tra le imprese del settore alimentare anche quelle limitate alla sola attività di deposito, distribuzione e vendita di prodotti.

Ciò perché il legislatore equipara la fase distributiva come l’anello di congiunzione tra la produzione e la distribuzione, rappresentando quindi un ruolo strategico per garantire al consumatore prodotti alimentari di qualità e igienicamente sicuri. È compito quindi del produttore (per estensione anche solo distributore) porre in essere specifiche azioni di monitoraggio e rilevamento per stabilire quali siano i potenziali rischi sul fronte sanitario insiti nella normale attività e nelle varie fasi che la compongono, in modo da prevenirli, ridurli o eliminarli, secondo i casi e le possibilità, anticipando e prevenendo l’azione degli organi di vigilanza sanitaria.

Le aziende, oltre a dedicare particolare attenzione alla progettazione e alla realizzazione di strutture idonee (illuminazione/aerazione) deve effettuare periodicamente:

- Analisi dei potenziali rischi alimentari legati alla propria attività di produzione o vendita;
- Individuazione, durante le varie fasi (ricevimento materie prime o loro produzione, lavorazione, confezionamento, immagazzinamento ed eventualmente esposizione), dei punti critici in cui possono verificarsi rischi alimentari;
- Individuazione e conseguente applicazione delle procedure di controllo e di sorveglianza dei punti critici;
- Riesame periodico delle analisi dei rischi alimentari, dei punti critici e delle procedure in materia di sorveglianza e controllo.



In pratica il sistema HACCP si occupa indirettamente, anche dell’organizzazione del lavoro in modo da rendere ripetibili e riproducibili ogni singola fase dei processi produttivi, stoccaggio e distributivo, in modo da poter monitorare e intervenire tempestivamente in ogni singola fase. Senza entrare troppo nel dettaglio, vi sono molteplici operazioni, rese standard, dalla metodica di controllo, che garantiscono la corretta prassi igienica, come:

-Analisi chimiche quali e quantitative delle materie prime in entrata;

-Controllo del ricevimento prodotti (attraverso l’istituzione di un apposito modulo da compilare per standardizzare la procedura di ricevimento dei prodotti), comprendente:
a) integrità del prodotto

b) aspetto igienico dell’imballo

c) scadenza del prodotto e lotto di produzione

-Controllo igienico dei locali e delle attrezzature adibite alla produzione e vendita (quotidiana vigilanza della pulizia e dello stato igienico dei locali).

-Verifica delle operazioni di immagazzinamento (secondo la procedura del “first in first out”, cioè il primo prodotto arrivato deve essere anche il primo ad uscire, essere quindi posizionato sugli scaffali per primo).

-Controllo della merce esposta (al responsabile del punto vendita e agli addetti di reparto è richiesto di vigilare quotidianamente, mediante ispezione visiva della merce, sulla salubrità ed integrità dei prodotti esposti sulle strutture di vendita. Eventuali confezioni manomesse o alterate esposte sugli scaffali di vendita devono essere tolte immediatamente dall’area adibita alla vendita).

-Igiene del personale addetto (il personale addetto alle fasi di ricevimento, immagazzinamento e vendita deve essere competente ed istruito sulle sue mansioni operative, responsabilizzato sulla qualità del suo lavoro e conscio delle buone prassi di igiene personale). In particolare gli indumenti e le calzature indossati dal personale addetto devono sempre essere puliti e non costituire fonte di possibili contaminazioni. Anche il consumo di alimenti e bevande è soggetto a controllo e limitazione, non deve infatti avvenire all’interno delle strutture preposte alla produzione o vendita o all’immagazzinamento dei prodotti, per non dare origine a possibili contaminazioni microbiche o di altro genere, come ad esempio di insetti.

Breve considerazione finale
Non potendo effettuare analisi chimiche su ogni singolo prodotto, il consumatore deve porre particolare attenzione alla qualità dei prodotti alimentari, imparando a conoscerli e giudicarli mediante attenta lettura dell’etichetta (ingredienti e analisi nutrizionale). Spesso infatti la legge tollera dizioni fuorvianti: senza zucchero significa “con edulcoranti”, “low carb” è spesso sinonimo di polialcooli o molecole glucidiche sotto mentite spoglie, “light” non significa necessariamente magro ma con un minor apporto di grassi rispetto ad un alimento equivalente (ma la maionese resta comunque grassa!)...



In ultimo, il prezzo: se non è automatico che un prodotto costoso sia di altissima qualità, è però quasi certo che un prodotto sotto costo o estremamente scontato non possa essere formulato con i migliori ingredienti (ricerca e materie prime premium hanno necessariamente costi elevati) oppure prodotto con gli stessi standard di sicurezza alimentare previsti per l’Italia. Oggi, purtroppo, tramite internet il consumatore privato ha la possibilità di acquistare integratori provenienti da produttori extracomunitari che nel processo produttivo non rispettano i requisiti di sicurezza alimentare previsti dal sistema HACCP.

Il consumatore ha il potere di scegliere e di premiare quella aziende che più si distinguono in ricerca, qualità e serietà. Solo in questo modo il mercato “buono” può diffondersi e crescere a scapito di prodotti di dubbia qualità, fotocopie sbiadite degli originali.


Articolo tratto da OLYMPIAN'S NEWS n° 104, pag 42-45. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati. Clicca qui per abbonarti!
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