12 ottobre 2012

Gli effetti della creatina nelle fibre muscolari

di Jerry Brainum

Allenarsi per periodi di tempo prolungati porta ad un esaurimento delle riserve di glicogeno e di fosfocreatina (la forma con cui la creatina viene immagazzinata) nei muscoli scheletrici. Ricerche precedenti ci suggeriscono che la deplezione delle riserve di creatina sia nelle fibre muscolari a contrazione lenta (tipo 1) che veloce (tipo 2) sia dovuta alla deplezione di glicogeno, con il conseguente processo di affaticamento. Tuttavia, nessun ricercatore si è mai preoccupato di determinare le concentrazioni di glicogeno nelle diverse fibre muscolari.

Al fine di esaminare i cambiamenti che intervengono nella creatina e nel glicogeno durante un allenamento submassimale, ricercatori britannici fecero correre 6 corridori di sesso maschile al 70% del VO2max. Vennero inoltre effettuate delle biopsie muscolari (campioni di tessuto): a riposo, dopo 10 minuti di allenamento e una volta raggiunto il punto di esaurimento. Durante i primi 10 minuti d’allenamento, il processo di demolizione del glicogeno era simile per tutte le fibre muscolari, mentre solo quelle di tipo 2 utilizzavano in maniera significativa le riserve di fosfocreatina. Al momento dell’affaticamento, i livelli di creatina risultarono simili sia per le fibre di tipo 1 che di tipo 2; il glicogeno, tuttavia, si era esaurito solo nelle fibre muscolari di tipo 1. Gli autori dello studio trovarono una forte correlazione tra l’utilizzo di creatina e di glicogeno nelle fibre di tipo 1 (a contrazione lenta), ma non in quelle di tipo 2 (a contrazione veloce).

In base a quanto scoperto, i ricercatori conclusero che è la carenza energetica delle fibre di tipo 1, ma non di tipo 2, a contribuire al processo di affaticamento durante un allenamento submassimale e che, inoltre, la creatina opera diversamente nelle fibre a contrazione lenta rispetto a quelle a contrazione veloce. Un’osservazione del genere rispecchia quanto precedentemente notato, dal momento che, nel corso di un allenamento submassimale, l’organismo utilizza soprattutto le fibre di tipo 1, conosciute anche come fibre di durata. Un allenamento ad intensità più elevata, come quello con i pesi, chiama in azione le fibre di tipo 2, in modo particolare quando si utilizzino dei carichi pesanti.

Articolo tratto da “Applied Metabolics Volume 4“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.

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