23 luglio 2013

I veleni alimentari: i grassi idrogenati

Sue Mosebar e Linda O’Byrne

I grassi idrogenati sono noti anche comeolio idrogenato, olio vegetale parzialmente idrogenato (PHO), transgrassi, acidi grassi trans, margarina, margarina vegetale. Purtroppo molto spesso, a causa di una normativa troppo permissiva, sono nascosti dalla lista degli ingredienti e quindi anche per il consumatore attento è molto difficile scoprirne la presenza.
Che cosa sono? L’idrogenazione dei grassi è un processo introdotto su grande scala negli anni ‘30 che si verifica durante il processo di produzione per allungare la scadenza degli alimenti e migliorarne la consistenza. Fondamentalmente, questi grassi sono scaldati ed esposti al gas idrogeno per cambiarne la struttura e trasformarli in grassi idrogenati.

Dove si trovano comunemente? In molti alimenti al supermercato, specialmente quelli raffinati (non sorprende) e quelli da forno, come biscotti e patatine. In realtà, sono contenuti in circa il 40% degli alimenti presenti nel supermercato. Gli alimenti già pronti sono notoriamente pieni di grassi idrogenati. Questi grassi si possono trovare naturalmente in piccole quantità anche nella carne di manzo e nel burro.

Potreste pensare che il nostro settore – salute e benessere – non prenda neanche in considerazione l’uso di questi ingredienti mortali, ma non è così. Benché non in quantità enormi, è comunque possibile trovare gli oli idrogenati in molti frullati e polveri proteiche sostitutivi di pasto, così come nelle barrette di bassa qualità. Perciò, se state usando uno di questi pasti istantanei, fatevi un favore e controllate l’etichetta, attentamente, prima di prepararvi il prossimo frullato o pensare di mangiare una barretta. Potreste restare sorpresi.


Perché fanno male? Sorprendentemente, in passato i transgrassi erano considerati più sicuri dei grassi saturi e li dovevano sostituire. Adesso sappiamo che non è assolutamente così. A causa dei loro effetti negativi sui livelli di colesterolo ematico. Cioè, aumentano il colesterolo LDL (cioè cattivo) e abbassano il colesterolo HDL (cioè buono), bloccando le arterie. Perciò, possono causare decine di migliaia di attacchi cardiaci ogni anno (13). Hanno anche mostrato di interferire con le funzioni degli acidi grassi essenziali. Favoriscono la resistenza all’insulina, aumentando il rischio di diabete tipo 2 (14). E poi hanno contribuito innegabilmente all’epidemia dilagante di obesità (15).

Adesso le leggi sulle etichette stanno cambiando e almeno i transgrassi devono essere indicati fra i valori nutrizionali. Però non fermatevi alla colonna dei transgrassi! Dovete comunque leggere l’elenco degli ingredienti a causa di una piccola scappatoia. Vedete, alcuni prodotti dicono di contenere zero grammi di transgrassi, però leggendo l’elenco degli ingredienti, è comunque indicato l’olio parzialmente idrogenato. Questo perché, secondo le regole FDA, se la porzione contiene meno di 0,5 g, l’azienda può indicare zero transgrassi nell’etichetta. Questi grassi finti non hanno nessun valore nutrizionale.

Recentemente l’FDA ha detto che non esistono livelli “sicuri” di transgrassi. Questo però non li tiene fuori dagli alimenti: negli USA ed in Europa, dove l’assunzione media stimata di transgrassi è circa 12 g al giorno. Altri dicono che l’1% o meno delle calorie dovrebbe provenire dai transgrassi. Ovvero la quantità presente naturalmente negli alimenti. Assumerne di più aumenta il rischio di cardiopatia. Noi suggeriamo di evitare come la peste tutti i prodotti di natura industriale che li contengono!


BIBLIOGRAFIA SCIENTIFICA
13) Willett WC, Ascherio A. Trans fatty acids: Are the eff ects only marginal? Am J Public Health 1994; 84:722-724.
14) Salmeron J, Hu FB, Manson JE, Stampfer MJ, Colditz GA, Rimm EB, Willett WC. Dietary fat intake and risk of type 2 diabetes in women. Am J Clin Nutr. 2001 Jun;73(6):1019-26.
15) ASCN/AIN Task Force on Trans Fatty Acids. Position paper on trans fatty acids. ASCN/AIN Task Force on Trans Fatty Acids. American Society for Clinical Nutrition and American Institute of Nutrition. Am J Clin Nutr. 1996 May;63(5):663-70.

Articolo tratto da Olympian's News n° 82 pagg.84-85. Olympian's News è pubblicato da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti sono riservati. Clicca qui per abbonarti!

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