23 aprile 2012

Aminoacidi a catena ramificata e ipossia

del dott. Mauro Di Pasquale

L’esposizione alle alte quote provoca spesso una perdita di massa muscolare. Si è visto che questo è dovuto ad una riduzione della massa corporea magra attribuibile ad un assottigliamento dei muscoli scheletrici. Sotto il profilo ultrastrutturale, le fibre muscolari apparentemente si riducono, facendo aumentare la relativa densità capillare. Questo determina un’effettiva diminuzione della distanza che l’ossigeno deve coprire per poter raggiungere il punto dove ha luogo la respirazione cellulare (per es. i mitocondri), migliorando in maniera decisiva la prestazione delle fibre muscolari in condizioni d’ipossia cronica

A tutt’oggi non si comprendono pienamente le ragioni di questo assottigliamento muscolare in condizioni d’ipossia. Un ridotto apporto di nutrienti e/o un diretto effetto dell’ipossia sul metabolismo proteico potrebbero avere una parte in tutto questo.

Un’altra possibile spiegazione riguardo la diminuzione di massa muscolare dovuta alle alte quote potrebbe essere una relativa carenza in termini di apporto o assorbimento di alcuni aminoacidi essenziali che, di conseguenza, potrebbero essere mobilizzati dai muscoli scheletrici. Dal momento che degli integratori alimentari di aminoacidi a catena ramificata sono in grado di limitare questo effetto, Schena e colleghi ritennero che questo poteva essere valido anche per i pazienti esposti ad ipossia cronica. Al fine di provare questa ipotesi, questi ricercatori somministrarono dei BCAA a un gruppo di soggetti umani sani, nel corso di un trekking di 21 giorni per le Ande peruviane.

I soggetti di questo studio furono in tutto 16 (11 uomini e 5 donne). I soggetti furono suddivisi in due gruppi per età, sesso e forma fisica da un ricercatore indipendente, non coinvolto nel progetto e all’oscuro degli obiettivi della ricerca. Tutti i soggetti dei due gruppi ricevettero, con sistema a doppio cieco, delle buste contenenti o una miscela di BCAA (1,2 g di leucina, 0,6 g di isoleucina, 0,6 g di valina per busta) o altresì una sostanza inerte, identica nell’aspetto e nel gusto (placebo). Il dosaggio era di due buste tre volte al giorno per tutta la durata del trekking (totale giornaliero: 7,2 g di leucina, 3,6 g d’isoleucina, 3,6 g di valina).

Di ritorno dal trekking, tutti i soggetti, con la sola eccezione di un soggetto del gruppo a BCAA, avevano perso una buona quantità di massa corporea. Nel gruppo a placebo, la perdita ammontava a 1,8 kg. Le misurazioni ottenute con le pliche (si misura la piega di pelle e il grasso sottostante, formatasi pizzicando la pelle con due dita) rivelarono come questa perdita di 1,8 kg consisteva al 90% di massa adiposa e 10% di massa corporea magra.

Nel gruppo che prendeva gli aminoacidi a catena ramificata, la perdita di massa corporea risultò essere inferiore (1,07 kg), ma comunque significativa, se comparata ai valori precedenti al trekking. In questo gruppo, comunque, la diminuzione della massa corporea era dovuta unicamente alla perdita di grasso mentre la massa magra tendeva ad aumentare di 0,71 kg.

Gli autori nelle conclusioni dello studio sottolinearono che: “Dalle differenze riscontrate nella massa corporea magra, si può concludere che, in generale, il gruppo a placebo stava catabolizzando mentre il gruppo a BCAA stava sintetizzando il tessuto muscolare.

Articolo tratto da “Aminoacidi e proteine per l’atleta” del Dott. Mauro Di Pasquale, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati.

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