del Dott. Marco Ceriani
Tutto
il mondo del “food”, inteso come alimenti sfusi o confezionati (integratori
alimentari inclusi) è periodicamente attraversato da
scandali alimentari che riguardano sia la cattiva qualità delle
materie prime utilizzate (contraffazioni e adulterazioni) che lo stato
di conservazione dei prodotti posti in vendita o destinati alla distribuzione
(lotti scaduti o mal conservati).
Questi scandali si susseguono però sempre
più rapidamente e coinvolgono
quasi tutti i prodotti alimentari in distribuzione (succhi di frutta,
mozzarelle, olii, pesce,
carne e pollame, verdure e frutta), segno della globalizzazione e della
rapidità con la quale si spostano le merci da un capo all’altro del globo. E ̀innegabile
infatti che oggi le multinazionali (del cibo e del farmaco) abbiano potere
analogo, se non maggiore, dei governi e quindi il problema del controllo degli
alimenti e delle materie prime, per quanto riguarda gli integratori, sia oggi
uno dei principali problemi a carico dei consumatori.
Gli
integratori alimentari, pur non sfuggendo ai rischi e ai pericoli di qualità e
salubrità delle materie prime (creatina cinese, melamina nelle proteine del latte e contaminanti vari, sostanze
farmacologicamente attive e dopanti, OGM) scontano una minor diffusione e una
produzione molto limitata, se confrontata ai numeri dell’alimentare.
Degno di particolare
rilievo è anche il fatto che nel nostro paese è stato da tempo istituito un
apposito registro delle aziende autorizzate alla produzione e al confezionamento
degli integratori alimentari, differenziandole, senza possibilità di equivoco,
da quelle alimentari e da quelle farmaceutiche, garantendo quindi
l’impossibilità di contaminazioni accidentali con ingredienti o molecole
indesiderate (leggi presenza di sostanze dopanti di origine farmacologia negli
integratori alimentari che, vale la pena di ricordarlo, sono considerati
alimenti a tutti gli effetti, essendo la notifica un procedimento che riguarda
la sola etichetta e non un’analisi e certificazione delle materie prime
impiegate).
Per
cercare di porre rimedio a questo stato di cose e di limitare il fenomeno
negativo della cattiva conservazione degli alimenti, le aziende sono oggi
tenute ad attuare un sistema, noto come il sistema Hazard Analysis and Critical
Control Points, (HACCP) che è in pratica un manuale di corretta prassi
igienica, basato sull’analisi dei pericoli e il controllo dei punti critici
delle varie operazioni proprie della filiera produttiva e distributiva.
L’attuazione di questo sistema di analisi e controllo rende il personale delle
imprese del settore alimentare in grado di individuare, nella propria
attività, ogni fase critica per la sicurezza degli alimenti in modo da poter
intervenire con tempestività nei casi opportuni.
L’HACCP
è una metodologia mirata a garantire la tutela igienica dei prodotti
alimentari, basandola non su una azione ispettiva da parte di Enti di
controllo, ma sul monitoraggio dello stesso produttore. La
direttiva comunitaria che istituisce l’HACCP (93/43/ CEE) annovera tra le
imprese del settore alimentare anche quelle limitate alla sola attività di
deposito, distribuzione e vendita di prodotti.
Ciò
perché il legislatore equipara la fase distributiva come l’anello di
congiunzione tra la produzione e la distribuzione, rappresentando quindi un
ruolo strategico per garantire al consumatore prodotti alimentari di qualità e
igienicamente sicuri. È
compito quindi del produttore (per estensione anche solo distributore) porre in
essere specifiche azioni di monitoraggio e rilevamento per stabilire quali
siano i potenziali rischi sul fronte sanitario insiti nella normale attività e
nelle varie fasi che la compongono, in modo da prevenirli, ridurli o eliminarli,
secondo i casi e le possibilità, anticipando e prevenendo l’azione degli organi
di vigilanza sanitaria.
Le
aziende, oltre a dedicare particolare attenzione alla progettazione e alla
realizzazione di strutture idonee (illuminazione/aerazione) deve effettuare
periodicamente:
- Analisi
dei potenziali rischi alimentari legati alla propria attività di produzione o
vendita;
- Individuazione,
durante le varie fasi (ricevimento materie prime o loro produzione,
lavorazione, confezionamento, immagazzinamento ed eventualmente esposizione),
dei punti critici in cui possono verificarsi rischi alimentari;
- Individuazione
e conseguente applicazione delle procedure di controllo e di sorveglianza dei
punti critici;
- Riesame
periodico delle analisi dei rischi alimentari, dei punti critici e delle
procedure in materia di sorveglianza e controllo.
In
pratica il sistema HACCP si occupa indirettamente, anche dell’organizzazione
del lavoro in modo da rendere ripetibili e riproducibili ogni singola fase dei
processi produttivi, stoccaggio e distributivo, in modo da poter monitorare e
intervenire tempestivamente in ogni singola fase. Senza
entrare troppo nel dettaglio, vi sono molteplici operazioni, rese standard,
dalla metodica di controllo, che garantiscono la corretta prassi igienica,
come:
-Analisi
chimiche quali e quantitative delle materie prime in entrata;
-Controllo
del ricevimento prodotti (attraverso l’istituzione di un apposito modulo da
compilare per standardizzare la procedura di ricevimento dei prodotti),
comprendente:
a) integrità
del prodotto
b) aspetto igienico dell’imballo
c) scadenza del prodotto e lotto di produzione
-Controllo
igienico dei locali e delle attrezzature adibite alla produzione e vendita (quotidiana
vigilanza della pulizia e dello stato igienico dei locali).
-Verifica
delle operazioni di immagazzinamento (secondo la procedura del “first in first
out”, cioè il primo prodotto arrivato deve essere anche il primo ad uscire,
essere quindi posizionato sugli scaffali per primo).
-Controllo
della merce esposta (al responsabile del punto vendita e agli addetti di
reparto è richiesto di vigilare quotidianamente, mediante ispezione visiva
della merce, sulla salubrità ed integrità dei prodotti esposti sulle
strutture di vendita. Eventuali confezioni manomesse o alterate esposte sugli
scaffali di vendita devono essere tolte immediatamente dall’area adibita alla
vendita).
-Igiene
del personale addetto (il personale addetto alle fasi di ricevimento,
immagazzinamento e vendita deve essere competente ed istruito sulle sue
mansioni operative, responsabilizzato sulla qualità del suo lavoro e conscio
delle buone prassi di igiene personale). In
particolare gli indumenti e le calzature indossati dal personale addetto devono
sempre essere puliti e non costituire fonte di possibili contaminazioni. Anche
il consumo di alimenti e bevande è soggetto a controllo e limitazione, non
deve infatti avvenire all’interno delle strutture preposte alla produzione o
vendita o all’immagazzinamento dei prodotti, per non dare origine a possibili
contaminazioni microbiche o di altro genere, come ad esempio di insetti.
Breve
considerazione finale
Non
potendo effettuare analisi chimiche su ogni singolo prodotto, il consumatore
deve porre particolare attenzione alla qualità dei prodotti alimentari,
imparando a conoscerli e giudicarli mediante attenta lettura dell’etichetta
(ingredienti e analisi nutrizionale). Spesso infatti la legge tollera dizioni
fuorvianti: senza zucchero significa “con edulcoranti”, “low carb” è spesso
sinonimo di polialcooli o molecole glucidiche sotto mentite spoglie, “light”
non significa necessariamente magro ma con un minor apporto di grassi rispetto
ad un alimento equivalente (ma la maionese resta comunque grassa!)...
In
ultimo, il prezzo: se non è automatico che un prodotto costoso sia di altissima
qualità, è però quasi certo che un prodotto sotto costo o estremamente
scontato non possa essere formulato con i migliori ingredienti (ricerca e
materie prime premium hanno necessariamente costi elevati) oppure prodotto con
gli stessi standard di sicurezza alimentare previsti per l’Italia. Oggi,
purtroppo, tramite internet il consumatore privato ha la possibilità di
acquistare integratori provenienti da produttori extracomunitari che nel processo
produttivo non rispettano i requisiti di sicurezza alimentare previsti dal
sistema HACCP.
Il consumatore ha il potere di scegliere e di premiare quella aziende che più
si distinguono in ricerca, qualità e serietà. Solo in questo modo il mercato
“buono” può diffondersi e crescere a scapito di prodotti di dubbia qualità,
fotocopie sbiadite degli originali.
Articolo tratto da OLYMPIAN'S NEWS n° 104, pag 42-45. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati. Clicca qui per abbonarti!
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